La Stampa 2.4.16
I pm vogliono sentire Boschi. Lei si difende: “Rifarei tutto”
Le accuse dell’inchiesta al Pd: brogli e clientele. Mozione di sfiducia del M5S
Boschi nel mirino, Renzi la difende: “L’emendamento l’ho voluto io”
Mozioni di sfiducia delle opposizioni
di Amedeo La Mattina
Dopo
Federica Guidi ora è la ministra Maria Elena Boschi al centro della
tempesta. Con le opposizioni scatenate contro di lei e i pm che lasciano
filtrare l’intenzione di convocarla in procura. Tanto che il premier,
per difenderla, passa al contrattacco.
All’unisono Renzi e Boschi
rivendicano la concessione del progetto «Tempa Rossa». Nonostante «le
telefonate inopportune» di Federica Guidi al fidanzato che l’abbiano
costretta alle dimissioni. Per il premier erano inopportune, come quelle
del ministro della Giustizia Cancellieri (governo Letta): allora
vennero chieste da Renzi le dimissioni ma non ci furono. Ora «l’Italia
non è più quella di una volta: se prima non ci si dimetteva, ora ci si
dimette. Noi siamo un governo diverso dal passato». Va all’attacco
Renzi. Precisa che Guidi non ha commesso alcun reato. Ha sbagliato ed è
giusto che paghi. «Con noi la musica è cambiata».
La strategia del
premier è chiara: evitare che cresca nell’opinione pubblica
l’attenzione sul referendum anti-trivelle, l’avversione contro i
petrolieri, consentendo alla consultazione popolare di raggiungere il
quorum. Vincerebbe il Sì. Sarebbe il viatico negativo alle
amministrative e, ancora peggio, al referendum sulla riforma
costituzionale d’autunno. Una strategia per evitare che il caso Guidi si
trasformi in quello Boschi. Non è un caso che ieri Renzi l’abbia difesa
con forza. «La firma dell’emendamento da parte del ministro Boschi è un
atto dovuto. L’emendamento è favorevole a un progetto del governo che
avevo io stesso annunciato». E tanto per far capire di cosa si stia
parlando, il premier ha ricordato che «Tempa Rossa» produce posti di
lavoro, «è una cosa sacrosanta aver consentito a delle persone di venire
in Italia e fare degli investimenti: io lavoro perché si creino posti
di lavoro». Stesse identiche parole quelle usate dalla Boschi:
«Rifirmerei domattina quell’emendamento».
Renzi risponde colpo su
colpo, non vuole dare il minimo spazio ai 5 Stelle. Anzi sfida gli
oppositori a presentare il prima possibile la mozione di sfiducia al
governo. «Grillo non si può permettere di insultare il Pd , perché i
nostri iscritti e militanti non sono un bersaglio su cui tirare», dice
il vicesegretario Serracchiani. Il primo passo infatti lo hanno fatto i 5
Stelle. Mozioni di sfiducia anche da parte della Lega, Fi, i Fdi e i
Conservatori di Fitto. Sfiducia anche dalla Sinistra italiana. La
sinistra Dem non voterà la sfiducia, ma attacca Renzi evidenziando gli
interessi familiari di molti esponenti dell’esecutivo e la
concentrazione di potere. Da una posizione autonoma, il governatore
pugliese Emiliano parla di «lobby» che influenzano le politiche
energetiche e ambientali ma anche le istituzioni. «Se basta così poco
per ottenere un emendamento in un provvedimento legislativo - osserva
Emiliano - onestamente la preoccupazione è altissima. C’è una telefonata
che dice tutto e sulla quale il Paese intero deve riflettere perché non
è una questione che riguarda solo il ministro. Noi abbiamo bisogno di
disinquinare anche le istituzioni». Al governatore pugliese, capofila
del referendum anti-trivelle, vengono attribuite manovre di scalata al
Pd. «Le mie posizioni vengono sempre strumentalizzate per evitare di
discutere nel merito», spiega Emiliano che lunedì sarà alla direzione
del Pd. Nelle intercettazioni della procura di Potenza il fidanzato
della Guidi ricorda al manager della Total che Emiliano in campagna
elettorale si è espresso contro «Tempa Rossa», ma una volta eletto
cambierà idea. «Invece - commenta il governatore - io onoro i miei
impegni elettorali, non prendo in giro chi mi vota». Intanto la procura
di Potenza sta valutando di sentire Guidi e Boschi come persone
informate dei fatti.