La Stampa 2.4.16
Bertone, i lavori per l’attico sono stati pagati due volte
L’ipotesi del Vaticano. L’azienda romana fallita durante la ristrutturazione
di Andrea Tornielli
La
ristrutturazione dell’appartamento al terzo piano del Palazzo San Carlo
in Vaticano dove abita il cardinale Tarcisio Bertone potrebbe essere
stata pagata due volte. Una prima volta dalla Fondazione dell’ospedale
Bambin Gesù, all’epoca guidato dal manager Giuseppe Profiti, uomo di
fiducia dell’ex Segretario di Stato, attraverso sette fatture per circa
400 mila euro pagati all’impresa Castelli Re di Gianantonio Bandera. E
una seconda volta dal cardinale stesso, che ha versato di tasca sua 300
mila euro al Governatorato vaticano. È questa l’ipotesi investigativa
che sta seguendo il Promotore di giustizia Gian Piero Milano.
L’inchiesta, che vede indagati Profiti e l’ex tesoriere del Bambin Gesù,
Massimo Spina, prevede l’ipotesi di reato di peculato in quanto i due
manager vengono considerati dei pubblici ufficiali.
Una prima
domanda riguarda innanzitutto il pagamento in sé. Perché un cardinale
avrebbe dovuto sostenere le spese per la ristrutturazione di un
appartamento che non è di sua proprietà e rimarrà alla Santa Sede?
Quando Bertone lascia l’incarico di Segretario di Stato, non potendo più
utilizzare l’appartamento annesso alla sua funzione, deve trovare casa.
Vengono individuati due appartamenti liberi, da ristrutturare e unire,
per un totale di 296 metri quadri. Ma il Governatorato fa sapere di non
avere fondi a bilancio per i lavori e se il cardinale vuole procedere,
deve provvedere da sé.
Dai documenti pubblicati nel novembre
scorso sul «Tempo» e questa settimana dall’ «Espresso» si evince che
l’impresa Castelli Re presenta alla Fondazione Bambin Gesù un progetto
pari a oltre 600 mila euro, con uno sconto del 50% (dunque si scende a
300 mila) e s’impegna pure a restituire quanto incassato per i lavori
attraverso una donazione all’ospedale pediatrico, cosicché la Fondazione
non ci rimetta alcunché.
La Fondazione paga, ma al contempo anche
il Governatorato presenta al cardinale Bertone le fatture per i lavori
eseguiti dalla stessa impresa. La Castelli Re di Bandera aveva due
cantieri aperti sullo stesso palazzo: il primo riguardava le opere per
le zone comuni, come il rifacimento delle cantine e soprattutto del
tetto. Il secondo cantiere era quello riguardante la ristrutturazione
della futura abitazione del cardinale. Ora, è difficile ipotizzare che
il Governatorato chieda al cardinale di accollarsi le spese per le zone
comuni. I 300 mila euro che Bertone paga riguardano dunque il suo
appartamento, dove va abitare con tre suore e dove viene trasferito il
suo archivio. Perché dunque vengono pagati anche altri 400 mila euro
alla stessa impresa, che fallendo finisce sotto la lente del tribunale
fallimentare facendo così emergere la vicenda? Una domanda a cui devono
rispondere i magistrati d’Oltretevere.