sabato 2 aprile 2016

La Stampa 2.4.16
“Feci versare io quei 400 mila euro. E il cardinale sapeva del mio progetto”
L’ex presidente del Bambin Gesù: per l’ospedale era un investimento
intervista di An. Tor.

Professor Giuseppe Profiti, ex presidente del Bambin Gesù, è stato lei a pagare la ristrutturazione dell’appartamento del cardinale Bertone con soldi della Fondazione del Bambin Gesù?
«Sì, ed era un intervento che rientrava in un preciso progetto di sviluppo. Una decisione strategica la definirei».
Perché «strategica»? Non le sembra strano ristrutturare la casa del cardinale con i soldi destinati ad altro?
«Mi permetta di spiegare. L’ho definita “strategica” perché in quel luogo avremmo realizzato, negli anni a venire, alcune importanti iniziative per la Fondazione. L’appartamento del Segretario di Stato emerito serviva per gli incontri finalizzati a raccogliere fondi».
Dunque secondo lei era un’operazione lecita?
«Non solo lecita, ma le dico che se mi trovassi oggi nelle stesse condizioni, prenderei di nuovo quella decisione».
Davvero? Non crede che sia stato un esempio di come invece non si dovrebbero usare i soldi che vengono versati per altre finalità benefiche?
«Le cito un dato per spiegarmi. Nell’anno 2013 gli eventi organizzati a sostegno della Fondazione con la presenza dell’allora Segretario di Stato hanno portato, nei mesi successivi, un incremento della raccolta di oltre il 70%. Da poco più di 3 milioni l’anno siamo arrivati a più di 5 milioni all’anno. Ecco perché parlo di scelta “strategica”».
Un appartamento per pubbliche relazioni? Non è che lei voleva invece fare un favore all’amico cardinale che l’aveva fatta diventare il manager della sanità vaticana?
«Non capisco che tipo di favore, considerato che in qualità di Segretario di Stato il cardinale Bertone aveva diritto all’appartamento e non mi pare che vi sia una regola che preveda che i cardinali paghino di tasca propria i lavori degli appartamenti di servizio loro assegnati. Ribadisco invece che era una scelta presa in qualità di Presidente della Fondazione e in linea con i programmi strategici finalizzati a incrementare la raccolta fondi per il Bambin Gesù».
Il cardinale Bertone afferma di non aver dato indicazioni alla Fondazione per intervenire...
«Dalle lettere che sono state divulgate si evince che l’investimento era inserito nel nostro piano di marketing, al fine di raccogliere fondi da grandi aziende nazionali e soprattutto da grandi multinazionali estere. Alla mia comunicazione scritta il cardinale ha risposto affermando che avrebbe fatto in modo di reperire donazioni ulteriori, tali da coprire ogni costo, così che nulla rimanesse a carico della Fondazione. In effetti, l’impresa incaricata della ristrutturazione, poi fallita, si era impegnata a devolvere in due tranche al Bambin Gesù un importo pari al costo dei lavori eseguiti per l’acquisto di attrezzature mediche».
Dunque il cardinale sapeva dell’intervento della Fondazione?
«Le lettere tra il sottoscritto e il cardinale ormai sono di pubblico dominio e per quel che mi riguarda, manifestano condivisione della proposta e impegno a fare in modo che nulla rimanesse a carico della Fondazione Bambin Gesù».
Quei soldi per le attrezzature dell’ospedale però non sono mai arrivati.
«Come dicevo, l’impresa ha avuto difficoltà, come molte altre in questo periodo, e poi mi risulta essere fallita».
Ma la Fondazione ha pagato o no?
«Sì».
E allora perché Bertone ha tirato fuori di tasca propria 300 mila euro per pagare gli interventi al Governatorato per la ristrutturazione?
«Forse è una domanda che andrebbe rivolta al Governatorato. Io mi sono limitato a pagare quanto oggetto del contratto da me sottoscritto. Ricordiamo peraltro che non stiamo parlando di un appartamento privato di Bertone, ma di un immobile che era, è e rimarrà di proprietà della Santa Sede».
I costi della ristrutturazione sono lievitati, ci sono fatture verso società estere, l’impresa è fallita. La magistratura vaticana l’ha indagata. Si parla di gravi ipotesi di reato, come peculato e uso illecito di denaro.
«Mi pare di avere già spiegato tutto. Per il resto sono fiducioso come sempre nelle istituzioni e sono convinto che i magistrati faranno chiarezza e si vedrà che queste ipotesi erano senza fondamento».
Al di là dell’inchiesta, non crede che sia quantomeno scorretto usare per la ristrutturazione di un appartamento i soldi raccolti per i bambini ammalati?
«No, soprattutto se parliamo di fondi che sono anche frutto di rendite della Fondazione e quando il loro impiego è finalizzato comunque a incrementare la raccolta di risorse da destinare proprio ai bambini malati».
Quanto ha pagato la Fondazione all’impresa? E quando ha pagato?
«Non ricordo la cifra esatta, ma intorno ai 400 mila euro su sette fatture, con allegato stato di avanzamento lavori. Pagate tra novembre 2013 e giugno 2014, nel rispetto delle procedure».