giovedì 28 aprile 2016

La Stampa 28.4.16
Bassolino: il partito in queste terre è ormai in balìa di forze esterne alla politica
“Renzi sarebbe già dovuto intervenire, per non far marcire tutto”
intervista di Riccardo Barenghi

L’allarme di Antonio Bassolino è arrivato ieri mattina su Facebook: «Renzi intervenga sennò il Pd rischia di finire in un burrone politico e morale». L’ex sindaco e governatore della Campania, ministro nel governo D’Alema e storico dirigente del Pci, del Pds, dei Ds e del Pd, interviene con queste poche ma pesanti parole sullo scandalo che ha colpito il Pd dopo che il suo presidente regionale, Stefano Graziano, è stato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. E prima di lui era toccato a Nello Mastursi, responsabile dell’organizzazione del Pd, indagato per corruzione di un giudice.
Bassolino, ma bastano due indagati per parlare di “burrone politico e morale”?
«Ovviamente non bastano, loro si difenderanno e io mi auguro che possano dimostrare la loro innocenza. Ma magari fossero solo questi gli episodi. Qui da noi, in molte zone del Mezzogiorno e anche in altre aree del Paese, al Centro e al Nord, il partito, anzi i partiti, non controllano più il territorio. Sono in balìa di forze esterne alla politica, che si infiltrano, a volte prima delle elezioni facendo votare questo o quel candidato in cambio di favori; a volte dopo, intervenendo su funzionari dell’amministrazione per aggiudicarsi gli appalti, per mettere le mani sulle risorse del territorio… Forse a Roma non si rendono conto di quanto grave sia la situazione. Forse al Centro vengono fornite notizie false, tranquillizzanti, ma non c’è proprio niente di cui stare tranquilli. Manca la percezione di quale sia la situazione reale».
E qual è la situazione reale?
«Nonostante i colpi inferti alla criminalità organizzata che non sono stati leggeri, siamo di fronte a una camorra che cambia, si ringiovanisce. Pensi solo a quei ragazzini che hanno sparato contro una caserma dei carabinieri a Secondigliano, il mondo alla rovescia. Oppure a quelli che nei quartieri di Soccavo e Traiano imparano a sparare mirando alle parabole sui tetti delle case, una sorta di poligono in città. Il traffico di droga da Scampia si è spostato in questi quartieri, dove dopo le otto di sera, per ordine della camorra, gli autobus non possono passare sul corso principale perché bisogna lasciare gli spacciatori liberi di lavorare…».
Lei si rivolge direttamente a Renzi: ma cosa potrebbe o dovrebbe fare il premier e leader del Pd?
«Dovrebbe intervenire, anzi già avrebbe dovuto intervenire da molto tempo. Non può lasciare la situazione a marcire. Il Paese si riesce a smuoverlo solo se si lavora dall’alto e dal basso. Ma qui, qui in basso, c’è il deserto. Durante le primarie ho visitato enormi quartieri di 70, 80, 100 mila abitanti dove non esiste neanche una sezione del Pd e nemmeno del sindacato. Al massimo, e meno male, sedi di associazioni laiche o cattoliche che fanno quel lavoro che una volta facevamo noi».
Scusi, ma intervenire come, facendo cosa?
«Aprendo porte e finestre del Pd. Rinnovando un partito che ormai è una somma di correnti nazionali e di subcorrenti locali. Che lo espongono a infiltrazioni e pressioni di ogni tipo, anche criminali. Basti pensare che a giugno si vota e ci saranno migliaia di candidati, nei partiti e nelle liste civiche che spesso di civico hanno solo il nome. Ecco, senza un controllo ferreo rischiamo di far entrare nelle istituzioni locali persone molto pericolose. Addirittura il tesseramento è ormai in mano a forze organizzate: spesso non ci si iscrive al Pd ma a quella o quell’altra corrente. Naturalmente per avere poi qualcosa in cambio».
Lei alle primarie per il leader del Pd ha votato proprio per Matteo Renzi. Si è pentito?
«No, però… Penso che il segretario sia stato molto bravo nella prima fase, quella in cui ha preso in mano un partito che sembrava un pugile suonato, messo Ko. Lui l’ha risvegliato e ha mosso le acque. Ora quella fase è finita, ne deve aprire un’altra. Prima lo fa e meglio è per lui e per il Paese. E’ la fase del rinnovamento e del rafforzamento del governo e del partito».
Ha qualche consiglio da dargli in merito?
«Dico a Matteo di guardarsi bene intorno, di cercare le persone giuste, di non circondarsi solo di gente che gli dice sempre sì ma anche di chi gli dice che a volte sbaglia. Vedo che nel mio partito c’è poco pluralismo delle idee e molta disciplina di corrente. Andando avanti così rischiamo di perdere contatto con la realtà e di rinsecchirci in noi stessi».