La Stampa 27.4.16
Rosaria Capacchione: “Non mi ricandiderò. Il premier ascolta solo chi porta voti”
La cronista eletta in Senato: nel Pd persone buone per tutte le stagioni
Fino a ieri era la voce e il volto del Pd nella lotta contro le mafie
di Francesco Maesano
Fino
a ieri Rosaria Capacchione era la voce e il volto del Pd nella lotta
contro le mafie. Cronista del Mattino di Napoli dal 1985, giornalista
sotto scorta a causa delle minacce ricevute dalla camorra per le sue
inchieste, Capacchione è stata eletta al Senato nel 2013 con i dem. Fino
a ieri si diceva, perché oggi dopo l’inchiesta sulla corruzione e gli
appalti truccati in favore dei Casalesi che ha portato alle dimissioni
del presidente dell’assemblea regionale e del Pd campano Stefano
Graziano, nel partito non si riconosce più, perché «ho abbracciato un
progetto che in quel momento era rappresentato dal partito ma devo
constatare che in quel partito non c’è la capacità di leggere certi
fenomeni».
Quali?
«C’è una scarsissima percezione del
pericolo che arriva dai colletti bianchi e dall’attività disinvolta di
certe parti della Pubblica Amministrazione. I rimedi che si cercano sono
spesso di facciata: l’esibizione del casellario giudiziario non serve a
nulla, non è quello il punto».
E il punto qual è?
«Il punto
è che una volta i partiti facevano da argine contro le mafie. E
quell’istanza di controllo è fallita. Prima si entrava, per così dire,
“presentati”. E badi bene, non mi riferisco solo al Pci ma anche alle
Acli. I circoli e le sezioni erano abitati da persone che si battevano
per la pulizia, si incontravano, si discuteva davvero. La cattiva fama
precedeva certi ingressi e li preveniva».
Mentre oggi?
«Oggi
i circoli sono luoghi pressoché disabitati, le decisioni arrivano tutte
preconfezionate e le voci di allarme vengono derubricate costantemente a
echi di guerre tra correnti. Queste cose le dico e mi batto da tempo,
inascoltata».
Il premier e segretario Pd non l’ascolta?
«Matteo
Renzi ascolta solo chi è portatore di grossi pacchetti di voti, mentre
dovrebbe ascoltare anche chi non lo è. Tanti come noi non portano voti e
per questo sono relegati ai margini».
Perché, secondo lei, l’infiltrazione mafiosa nella politica sembra più forte in Campania che altrove?
«In
Campania non c’è un numero più o meno alto di mafiosi. Non è quello il
punto. Chi non ha vissuto una grossa parte della sua vita giù non può
capire quanto quello sia un territorio intriso di cultura mafiosa. Manca
davvero la libertà di esprimere il voto. Un voto controllato non è un
voto libero. Da lì parte tutto».
Secondo lei il Pd in Campania controlla pacchetti di voti?
«Diciamo
che anche nel Pd c’è la corsa di certi personaggi a salire sul carro
del partito che vince, che cambia di volta in volta, ma stavolta è il
Pd. Sono personaggi che poi, a vederli da vicino, sono spesso gli stessi
che attraversano una stagione e l’altra».
Lei, Capacchione, resterà nel Pd dopo questa inchiesta?
«Ma
guardi quello è un aspetto che non conta molto, per adesso. Magari
resterò anche iscritta al gruppo Pd a palazzo Madama, se i colleghi mi
vorranno ancora con loro, s’intende».
Cosa conta allora, senatrice?
«Quel
che conta davvero è che di certo non mi ricandiderò alle prossime
elezioni politiche. D’altra parte io non sono una portatrice di voti
controllati. E poi mi manca la possibilità di dire queste cose che ho
sempre detto nel corso della mia carriera di giornalista, senza che
vengano lette sempre col filtro dell’interpretazione partitica».