mercoledì 20 aprile 2016

La Stampa 20.4.16
L’Istat: crescita troppo lenta
Corte dei Conti: fisco da ripensare
di R. E.

Roma La recessione è ormai alle spalle, la crescita c’è, ma è ancora «anomala» e «lenta». Di fronte ai rischi dell’economia, il Documento di economia e finanza (Def) fornisce poche indicazioni, rimanendo tanto vago da mettere in discussione anche la credibilità di alcuni obiettivi chiave, a partire dalla riduzione del debito. Per i conti pubblici, poi, il governo non esclude la possibilità di una riapertura della Voluntary Disclosure sui capitali all’estero.
La crescita lenta viene invece certificata dall’Istat, secondo cui il Pil crescerà nella prima parte del 2016 a un ritmo dello 0,3% a trimestre. Troppo poco per agganciare l’obiettivo di crescita del Def, fissato a +1,2%. Per raggiungere quella cifra bisognerà quindi necessariamente accelerare nella seconda parte dell’anno. Qualche spinta potrebbe arrivare dai maggiori margini di profitto - e quindi dai probabili maggiori investimenti - garantiti alle imprese dal permanere della deflazione. Ma proprio l’assenza di inflazione rappresenta anche il maggiore rischio per l’andamento del debito, variabile su cui è ancora difficile fare previsioni.
Gli obiettivi di incasso delle privatizzazioni risultano «molto ambiziosi e non vi sono al momento informazioni sufficienti per valutare se il programma del governo, e quindi la dinamica di discesa del debito, sia credibile», lamenta l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb). La quotazione di Ferrovie è stata rinviata ma, nonostante la conferma sul target di gettito atteso a fine anno e nei prossimi, nessun dettaglio è stato offerto sulla possibile alternativa e sulle mosse successive. Le scelte del governo sono peraltro «ambigue» anche sulle clausole di salvaguardia, tema su cui anche Bankitalia ha ieri sollevato dubbi. Il Def è ancora una volta un documento in cui manca qualcosa, ovvero «indicazioni, sufficientemente dettagliate di misure alternative credibili al fine del consolidamento dei conti».
Si spinge ancora più in là la Corte dei Conti che, di fronte alla volontà più volte ribadita da parte del governo di abbassare le tasse, chiede un ripensamento strutturale dell’intero sistema fiscale e non solo delle tax expenditures. Le agevolazioni sono sicuramente una nota dolente, perché - rilevano i magistrati contabili - sottraggono al fisco un terzo del gettito. Tuttavia va rivista anche la tassazione indiretta (compresa l’Iva), va ampliata la base imponibile e vanno «rivisitati gli obiettivi redistributivi» con attenzione alle fasce più deboli. Un «effettivo coordinamento della leva fiscale tra livelli di governo» permetterebbe infine di riorganizzare il prelievo evitando aggravi e duplicazioni tra tasse locali e centrali.