venerdì 15 aprile 2016

La Stampa 15.4.16
L’anoressia uccide la figlia di Chirac
Ha combattuto, in silenzio, fin da ragazza
La sua malattia fu sempre tenuta nell’ombra dalla politica
di Cesare Martinetti

Laurence è morta ieri a 58 anni nel silenzio com’era vissuta e chissà se suo padre Jacques è riemerso - per un istante almeno - dal silenzio dell’Alzheimer in cui è precipitato dopo una vita trascorsa nel fragore del mondo.
Il nome di Chirac riemerge per uno di quei drammi famigliari che rendono umane le famiglie dei potenti. Laurence era la prima figlia di Jacques, per cinquant’anni uno dei protagonisti della vita politica francese ed europea, a lungo sindaco di Parigi, primo ministro, per dodici anni (1995-2007) presidente in quella reggia repubblicana che è stata teatro di un dolore famigliare che tutti sapevano e di cui nessuno parlava.
Di lei si hanno poche immagini: un profilo tagliente, il collo magrissimo, uno sguardo che sembrava venire dal passato. Dal 1973, da quando aveva 15 anni, soffriva di anoressia mentale. Nel 1990 aveva tentato il suicidio lasciandosi cadere dal quarto piano della casa di cura in cui era ricoverata. È ricomparsa nel 2012, a sorpresa, in un servizio fotografico pubblicato in esclusiva da Paris Match sulla festa in famiglia per gli 80 anni del padre. Da allora, di lei e del padre, non si è più sentito parlare.
Jacques è come svanito dalla vita pubblica il giorno in cui ha lasciato l’Eliseo, ai primi di maggio del 2007, quando ha dovuto ingoiare forse il boccone più amaro di tutta la sua avventura politica: la successione di Nicolas Sarkozy, l’uomo che dopo essere stato accolto poco più che ventenne come un figlio in famiglia, l’aveva tradito per Balladur nella campagna presidenziale 1995. Con il «piccolo Nicolas», come veniva chiamato affettuosamente da Madame Bernadette Chirac, da allora è stata guerra totale, sigillata in modo paradossale dall’ultima battuta «politica» che si ricordi del vecchio Jacques. Intercettato da un giornalista poco prima delle presidenziali, l’ex presidente rivelò ridendo che avrebbe votato Hollande e non Sarkozy.
Dentro questo ossessivo e interminabile rancore c’è la politica vissuta in modo viscerale e totale, c’è il riflesso di una lotta per il potere in cui nulla e nessuno nemmeno la famiglia viene esclusa. La seconda figlia di Chirac, Claude, di quattro anni più giovane di Laurence, è stata pienamente partecipe di questa commedia umana. Sempre a fianco del padre, brillante, «cattiva», anch’essa inestricabilmente allacciata all’amore-odio per e con quel diavolo del potere di Nicolas. La morte di Laurence, la sua riapparizione improvvisa e finale, ci ricorda un’altra faccia ancora del dramma umano che si è svolto per dodici anni dietro le quinte dell’Eliseo. Ha rivelato ieri Frédéric Salat-Baroux, attuale compagno di Claude: «Dietro la facciata pubblica di casa Chirac vi erano segreti, vulnerabilità, ferite, aspirazioni irrealizzate… Al fondo degli occhi sorridenti di Jacques c’era della malinconia e del dolore». E al giornalista e biografo Paul Péan, ultimo ad averlo interrogato nel 2012, il vecchio presidente aveva confessato: «Laurence è stata il dramma della mia vita».
Proprio lui, quello che sembrava il più gioviale, quello capace di stringere la mano a tutti i diecimila invitati al garden party del 14 luglio, il capo di quella famiglia politica - la «chiraquie» - che tuttora duella contro Sarkozy con il fedelissimo Alain Juppé in quella destra che si diceva gollista. Ma che saprà oggi Jacques di tutto questo? E avrà potuto versare almeno una lacrima per la sua Laurence?