La Stampa 15.4.16
Canone Rai in bolletta. I giudici frenano
di Francesco Maesano
Il
derby tra governo e magistratura si arricchisce di un’altra ripresa. A
interpretare così il parere critico del Consiglio di Stato sul canone
Rai in bolletta sono fonti interne all’esecutivo che giudicano
«pretestuosi» i rilievi sollevati ieri dai giudici amministrativi che in
serata, comunque, hanno definito il parere «interlocutorio».
L’esecutivo
in ogni caso correrà ai ripari. Innanzitutto spostando la data per la
presentazione dell’autocertificazione per le esenzioni al 15 maggio.
Poi, attraverso un nuovo decreto ministeriale, verranno recepiti uno a
uno i punti sottolineati in rosso dal Consiglio di Stato. «Non è affatto
una bocciatura - ha replicato il sottosegretario alle comunicazioni
Giacomelli - ma un utile suggerimento di integrazioni e chiarimenti
peraltro assolutamente nella prassi dei pareri del Consiglio stesso».
C’è
innanzitutto la questione della definizione di apparecchio televisivo,
per i giudici carente nel decreto. Il ministero dello sviluppo economico
è pronto a sostituirla con una dicitura che ruoti intorno al concetto
di «apparecchio atto a ricevere direttamente il segnale televisivo o
attraverso decoder e parabola», tenendo così fuori tablet e smartphone
per decisione politica esplicita da parte del governo presa, pare, dallo
stesso Renzi.
Il rilievo più formale del Consiglio di Stato,
quello della mancanza del via libera da parte del ministero
dell’economia, è respinto dallo sviluppo economico perché, benché manchi
la firma del capo di gabinetto competente, c’è in ogni caso quella del
responsabile del legislativo. Mentre sulle questioni di rispetto della
privacy, scaturite dal fatto che più di un operatore finirebbe per
maneggiare i dati personali degli utenti, il Mise si riserva di
raccordarsi con l’authority per rimuovere gli ostacoli.