La Stampa 14.4.16
Francia, l’ascesa di Macron
“La sinistra deve aprirsi”
Il
nuovo movimento del ministro dell’Economia insidia Hollande Si rivolge a
una platea di elettori più vasta, anche a chi vota il Front
di Francesca Schianchi
A
una settimana esatta dal lancio del suo movimento, atterrato nel mezzo
del dibattito della «gauche» francese leggero come una portaerei,
Emmanuel Macron si mostra più determinato che mai. Nel ministero che
dirige sulle rive della Senna - a soli 38 anni, l’ex banchiere di Amiens
è responsabile dell’Economia, dell’Industria e del Digitale –, un
aspirante leader cresce.
Le adesioni
Giacca e cravatta blu,
per niente impaurito dalle rumorose alzate di sopracciglio di alcuni
vertici del Partito socialista davanti alla sua iniziativa - a
cominciare dal primo ministro Manuel Valls -, presenta «En marche!» come
«un movimento politico», ma è facile capire che nei suoi piani sarà un
nuovo partito: «Non escludo che possa presentare candidati – ammette –,
ma non è l’obiettivo immediato». Già alcuni eletti sul territorio hanno
aderito, anche qualche parlamentare, ma, per il momento, non si
formeranno i gruppi parlamentari di «Em», che sono anche, come
velenosamente annota qualche rivale di destra, le iniziali del
promotore.
Contro i «blocage»
Classe 1977, prestigiosi studi
all’Ena, la scuola di formazione della classe dirigente francese, a un
anno dalle elezioni presidenziali in cui Hollande rischia di non essere
più protagonista (il Ps vorrebbe fare le primarie, spaventato dal suo
crollo di popolarità), il giovane ministro dà il via alla sua scalata al
potere. «Il Renzi di Francia», sussurra un giornalista transalpino
mettendolo a confronto con la fulminante ascesa del nostro premier.
Perché con l’ex sindaco di Firenze, il ministro di Hollande non ha in
comune solo la generazione e il piglio sicuro, ma anche la ferma
convinzione di dover superare i «blocage», blocchi e incrostazioni della
Francia, e un’idea di sinistra che strizza l’occhio a destra. Non a
caso lo slogan con cui ha lanciato «En marche» è stato «né di destra né
di sinistra»: sono invitati a partecipare gli elettori del Ps come
quelli della destra di Sarkozy, cioè i partiti repubblicani, ma perché
no anche quelli del Front National.
Caccia agli elettori
Con
il partito della Le Pen non è tenero, ma gli elettori invece non hanno
etichette, e lui, che viene dal Nord della Francia dove il Fronte è
fortissimo, e pure qualche ex compagno di scuola vi si è rivolto per
sentirsi rappresentato, sa bene come agli elettori arrabbiati bisogna
dare un’alternativa. «Oggi il mio approccio è rifondare un’esperienza
differente di impegno politico, attraendo in politica nuovi talenti».
Fuori dai partiti
Un
approccio nuovo, fuori dal paludato Partito socialista a cui lui,
peraltro, non è iscritto. Ma che rischia di creare un altro grattacapo
al partito di governo, già messo sotto pressione dalle manifestazioni
contro la legge sul lavoro e in preda al dibattito primarie sì-primarie
no. Macron promette lealtà a Hollande. Ma a chiedergli se il presidente
in carica debba ricandidarsi, o se possa farlo lui, prende tempo con un
sorriso, «è troppo presto per dirlo, questo non è il momento delle
candidature», dice.
Piuttosto è tempo di «dibattiti e della
diagnosi giusta, per fare poi le giuste proposte». Ancora una volta
senza tabù: «La sinistra non deve rinchiudersi in una forma di
intimidazione collettiva: non deve dire che alcuni dibattiti sono
vietati in nome del “tutti uniti contro il Fn”». Come dire, lasciate
crescere il movimento «En marche!»: che, in Italia, suona un po’ come un
«François stai sereno».