giovedì 14 aprile 2016

Corriere 14.4.16
«Oltre la destra e la sinistra»
L’offerta di Macron ai francesi
Il ministro sell’Economia spiazza i socialisti col suo movimento
di Alessandra Coppola

PARIGI Né di destra, né di sinistra, forse di centro, certamente con l’ambizione di intercettare le diverse «energie», dice, che si agitano in Francia. Ad ampio raggio. Senza dimenticare il malcontento degli elettori che oggi si rivolgono al Fronte Nazionale.
Il giovane astro nascente della politica d’Oltralpe, Emmanuel Macron, spiega il senso del movimento politico che ha appena inaugurato, a tredici mesi dalle elezioni presidenziali: «En marche», avanti verso cosa? Probabilmente verso la fondazione di un partito vero e proprio: «Si tratta di un movimento politico — risponde — non escludo, però, che possa presentare candidati (alle prossime elezioni, ndr ). Non è l’obiettivo immediato. Oggi il mio intento è rifondare un’esperienza differente dell’impegno politico attraendo nuovi talenti».
Vassoi di croissant e caffè lunghissimi in caraffe d’argento, sobrio completo blu scuro e ampio sorriso, Macron ne parla a un gruppo ristretto di giornalisti italiani nel corso di una colazione informale in una delle sue stanze del casermone di Bercy. È la sede grigia e austera del ministero dell’Economia, la «fortezza» — così la chiamano — che l’ex banchiere ha scosso di riforme (o almeno di tentativi). Fino a quest’ultimo sisma: una nuova formazione che entra in scena nel mezzo del dibattito su primarie e candidature per l’Eliseo. A destra (ci sarà Sarkozy? Lo scavalcherà Juppé?). Ma soprattutto dalla sua parte.
Macron non ha la tessera socialista, ma è un ministro-chiave di un governo di sinistra; ed è il partito del presidente François Hollande a guardare alla sua iniziativa con maggior preoccupazione, evocando lo spettro del 2002: il ballottaggio in cui per fermare Jean-Marie Le Pen pure il Ps fu costretto a votare per la destra di Chirac. Il primo ministro Manuel Valls l’ha definito «assurdo» in questa idea di non voler essere né da una parte né dall’altra. Il suo movimento non rischia di frammentare ulteriormente lo schieramento, di nuovo a vantaggio della destra? «La sinistra non deve rinchiudersi in una sorta di intimidazione collettiva – replica - che consiste nel dire che alcuni dibattiti sono vietati in nome del tutti uniti contro il Fronte Nazionale».
Ma per essere diretti: Macron sostiene o meno la candidatura di Hollande per un rinnovo del mandato? O punta a scendere in campo in prima persona? «È troppo presto per dirlo — taglia corto — questo non è il momento delle candidature, ma quello dei dibattiti e di fare diagnosi». Fa capire chiaramente di essere ostile ai tatticismi, alle scelte dettate da calcoli di partito, adattando alla «cucina politica» la massima di Bismarck sulle leggi: «Sono come le salsicce, a vedere cosa c’è dentro passa la voglie di mangiarle». La politica non è una professione, nella sua visione, ma un impegno, «una missione».
Che sia ambizioso nessuno lo nega, e sono in molti a paragonare la sua ascesa, ad appena 38 anni, a quella del premier italiano Matteo Renzi. Gli analisti francesi però sono incerti sulla possibilità che così precocemente Macron si metta in lizza per l’Eliseo. Il movimento che non è ancora un partito per ora non ha grandi appoggi politici espliciti. Il ministro ha invitato apertamente (quasi) tutto l’arco parlamentare ad aderire, fino alla destra repubblicana. Per ora conta su qualche simpatia socialista, gli «orfani» dell’ex presidente del Fmi Dominique Strauss-Kahn, sindaci locali, qualche deputato di assemblee regionali. Che potrebbero per ora prendere una doppia tessera.
Non è escluso neanche che dai banchi di destra arrivino iscrizioni. I sondaggi indicano che agli elettori dei Repubblicani Macron piace. Soprattutto, il ministro non sembra disprezzare neanche i voti che finora sono andati a ingrossare la destra estrema del Fronte Nazionale. Se quei voti sono anti-sistema, è il suo ragionamento, sono stati spesi male, perché l’FN è dentro il sistema da decenni, e invece En marche è «un’offerta politica nuova». Probabilmente non è una soluzione adatta ai movimenti in piazza in questi giorni in Francia, dai manifestanti contro la riforma della legge sul lavoro agli «indignati» della «Nuit debout» accampati in place de la République. Ma è comunque un ombrello che intende dichiaratamente intercettare un malessere che cresce anche in Francia, dopo la Grecia e la Spagna, e che non trova risposte in quelle che Macron definisce «formazioni politiche classiche».