giovedì 14 aprile 2016

Corriere 14.4.16
Quella porta sbattuta in faccia agli italiani
di Fiorenza Sarzanini

La scelta del presidente egiziano Abdel Fatah Al Sisi di negare pubblicamente responsabilità di ufficiali dei servizi segreti per la cattura e la morte di Giulio Regeni sembra avere un obiettivo preciso: mantenere saldo il proprio potere rispetto agli apparati egiziani. Ma l’effetto nelle relazioni con l’Italia è quello di una porta sbattuta in faccia.
Perché dichiarare che i colpevoli dell’assassinio sono «gente malvagia», accreditando così la pista dei criminali, mostra disprezzo rispetto alla ricerca della verità invocata dal governo guidato da Matteo Renzi. E diventa la risposta ufficiale alla decisione presa la scorsa settimana dall’esecutivo di richiamare in Italia l’ambasciatore al Cairo Maurizio Massari in segno di protesta dopo il fallimento del vertice tra magistrati e investigatori dei due Paesi.
La sortita del generale fa ben comprendere la sua volontà di non fornire alcun aiuto per individuare e punire i veri colpevoli del delitto del giovane ricercatore. Per Palazzo Chigi si apre dunque una fase decisiva, dove sarà fondamentale avere una reazione forte e proporzionata all’offesa. Finora sia il presidente del Consiglio, sia il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni avevano sempre dichiarato che non si sarebbero fermati di fronte a nulla pur di avere il nome dei colpevoli. Più volte hanno usato la parola dignità per evidenziare, di fronte alla famiglia Regeni e all’intero Paese, che avrebbero fatto valere le proprie ragioni rispetto al regime egiziano.
Adesso è arrivato il momento di dimostrare con provvedimenti concreti che quelle non erano soltanto parole.