La Stampa 14.4.16
L’Ue vuole un chiarimento da Vienna
Ma Berlino è pronta a sostenerla
I dubbi di austriaci e tedeschi sulla gestione italiana dei flussi
di Marco Zatterin
Il
caso della barriera al Brennero è arrivato anche al Consiglio Ue, il
club dei Ventotto. Ce lo ha portato il rappresentante permanente Carlo
Calenda, che ieri ha spiegato ai partner le ragioni italiane contro le
ruspe austriache, seguendo la lettera inviata martedì dai ministri degli
Esteri e dell’Interno, Gentiloni e Alfano, alla Commissione Ue. «E’ una
mossa non necessaria e non proporzionata», ha ribadito. Secca la
replica del delegato di Vienna. «E’ un’azione preventiva - è stata la
risposta dell’ambasciatore Grahammer -, sarà inutile se non arriveranno
migranti, o se gli hot spot e controlli italiani funzioneranno a
dovere». Costruiamo la barriera, è la linea, ma speriamo di non usarla.
Spiacevole comunque per Roma. Almeno.
La Commissione Ue, che deve
valutare la vicenda, prende tempo. Giudica si tratti di una frontiera
«sensibile». Dimitris Avramopoulos, l’uomo degli Interni, ha ammesso che
«quanto accade non è la risposta giusta». Poi è caduto il silenzio.
«Attendiamo chiarimento da Vienna», dicono i portavoce. Col clima che
c’è alla voce «migranti», il TeamJuncker farebbe volentieri a meno di
dispute fra capitali. A maggior ragione quando dietro la disputa c’è
l’ombra di un governo con sede a Berlino.
Austria e Germania sono
unite da un sentimento di sfiducia nei confronti dell’Italia e di come
tratta gli sbarchi. Lo rinnova la paura di perdere il controllo dei
«movimenti secondari». In pratica, temono che un eventuale abbondante
flusso di profughi dalla Libia sia gestito furbescamente, che le nostre
autorità registrino gli sbarcati e poi li lascino andare Oltralpe. E’
già successo in passato, poi non più. Diffidenza e politica interna
consigliano alla coppia di lingua tedesca la linea dura. Anche se l’Ue
storce il naso.
La linea ufficiale a casa di Frau Merkel è algida.
«Non commentiamo misure di altri stati», dice il portavoce Seibert. In
realtà da che la crisi migratoria è divenuta un problema anche per loro,
Berlino e Vienna si spalleggiano. Una settimana fa il ministro dei
Trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, ha detto che «potremmo sostenere
gli sforzi austriaci sul Brennero con del personale». Ore prima,
l’omologo federale Thomas De Maizière aveva affermato che «l’Italia non
può dar per scontato il Brennero» e nemmeno può «semplicemente lasciar
passare la gente verso il Nord come in passato».
I movimenti
secondari, dunque. Quelli per i quali Roma denuncia «intensa attività di
cooperazione» trilaterale, rafforzata nel 2014 e 2015. «La soluzione è
un dialogo a tre», suggerisce una fonte Ue. Dubbiosa. Anche perché a
unire Austria e Germania è la loro sospensione della libera circolazione
nell’area Schengen scade il 12 maggio. Di nuovo «in via preventiva»,
vanno mano nella mano per avere la proroga scontata. Senza dimenticare
che in Austria si vota il 24 aprile, coi populisti che assediano il
governo. Prima un dietrofront del cancelliere Faymann sarà difficile. E
anche la Commissione eviterà di muoversi.