La Stampa 14.4.16
Il cda di Rcs boccia l’offerta di Cairo
Il board: la valutazione è troppo bassa. Messina (Intesa): ma il piano può funzionare
di Giuseppe Bottero e Francesco Spini
La
parola «ostile» non c’è, ma dire che è sottintesa è un’ovvietà. Il cda
della Rcs «in via preliminare» boccia su tutta la linea l’offerta
pubblica di scambio (Ops) con cui Urbano Cairo punta a controllare
l’editore del Corriere della Sera. E chiama in causa la Consob sugli
aspetti della proposta di mister La7 che riguardano il debito e che, a
detta di Rcs, potrebbero interferire con le trattative in corso con le
banche».
L’offerta (0,12 titoli Cairo Communication per un’azione
di via Rizzoli) «non concordata né preventivamente comunicata», annota
il consiglio presieduto da Maurizio Costa, valorizza i titoli Rcs troppo
poco: molto meno degli 0,81 euro del prezzo-obiettivo individuati dagli
analisti. Il corrispettivo offerto è «significativamente a sconto
rispetto alle medie» del titolo Rcs rapportato al titolo Cairo
Communication «a tre, sei e dodici mesi». Ma il punto forte, tra le
diverse contestazioni del cda è un altro. Tra le condizioni poste da
Cairo alla sua offerta c’è l’impegno delle banche creditrici di una
moratoria, a tutto il 2017, del debito. Fatto salvo il «rimborso
anticipato» utilizzando i proventi (127,5 milioni) della vendita di Rcs
Libri. Qui Rcs intravede il rischio di «interferenze» nelle trattative
per un accordo a condizioni «più favorevoli» che «intende proseguire».
Per esempio, nei colloqui in corso con gli istituti, il gruppo mira - al
contrario - a che non tutta la somma della Libri finisca a rimborsare
il debito. E oggi i consiglieri si chiedono anche a che titolo Cairo
parli con terze parti per conto di Rcs. Per questo hanno deciso di
rivolgersi alla Consob. A quanto risulta Cairo non avrebbe nulla da
ridire se Rcs riuscisse a raggiungere un accordo sul debito, ma resta
pronto a rinegoziarne, in caso di stallo, le condizioni.
Le
richieste di Cairo risultano peraltro in linea con la condotta fin qui
tenuta in trattativa con Rcs da Intesa Sanpaolo, grande alleata di Cairo
nell’operazione. Per esempio, la banca vorrebbe che tutti i soldi della
Libri finissero a rimborsare il debito, vista la sua importante
esposizione pari a 162,4 milioni.
Difatti, a Torino, dove Intesa
presenta il nuovo modello di filiali, la premessa dell’ad Carlo Messina,
è chiara: «Siamo grandi creditori, più che azionisti. La nostra quota
non è strategica, e non abbiamo concorso in nessun modo all’ultimo cda».
Che, invece, si trova sostanzialmente allineato alle posizioni di
Mediobanca, che giudica irricevibile l’offerta al pari di altri soci
storici come Unipol o Pirelli.
«Rcs - dice l’ad - ha bisogno di
una soluzione industriale, non della solita soluzione in cui si mettono
d’accordo cinque soci che hanno il 3-4% e alla fine creano un patto di
sindacato, o qualcosa di simile, che non consente all’ad di avere un
azionista forte». Il sostegno all’editore de La7 è netto: «Ho conosciuto
Cairo nei giorni scorsi, mi ha dato l’impressione di essere una persona
determinata e dalle idee molto chiare ma anche un uomo che può dare
all’azienda la capacità di realizzare un piano industriale. È quello che
serve». E se arrivasse una controfferta migliore? «La valuteremmo con
attenzione. Questa però è una soluzione industriale che può funzionare».
La pensa così anche Giovanni Tamburi, deciso a consegnare le azioni che
riceverà da Fca. Secondo lui è un’operazione «brillante» e «per quanto
sento sul mercato i piccoli azionisti aderiranno».