La Stampa 11.4.16
Perché Kerry non si scusa per Hiroshima
È giusto lasciare il passato alle spalle senza un mea culpa?
di Francesco Semprini
Nessuna
scusa da parte dell’America per la bomba atomica di Hiroshima. La
notizia arriva nel corso del vertice dei ministri degli Esteri del G7 in
Giappone, e gela chi dava per certo il mea culpa degli Stati Uniti a 70
anni di distanza dall’estremo atto bellico. A rappresentare gli Usa in
terra nipponica è John Kerry che a margine del summit ha visitato
Hiroshima e deposto fiori al memoriale della tragedia del 6 agosto 1945.
Al Parco della pace erano presenti anche John Roos e Caroline Kennedy
(figlia del presidente Jfk) primo e secondo ambasciatore nominati da
Barack Obama per la sede di Tokyo. Da parte del capo di Foggy Bottom non
è giunta però alcuna scusa ufficiale: «Non ci sono richieste precise da
parte del Giappone - avverte un alto funzionario Usa - e non è
interesse di nessuno riaprire discussioni sugli eventi che hanno portato
all’uso della bomba atomica». «L’impegno di noi tutti - prosegue - è
guardare al mondo che verrà e non a quello che ci siamo lasciati alle
spalle». Un silenzio diplomatico che sottintende una tacita
pacificazione definitiva tra Tokyo e Washington, senza bisogno di
chiarimenti. Il tempo insomma ha fatto la sua parte, oltre 70 anni
trascorsi da quando in Europa la Seconda guerra mondiale era ormai volta
al termine e gli Usa impegnati ancora nel Pacifico contro le armate del
Sol Levante decisero di chiudere la partita usando due ordigni
nucleari. Mai era accaduto in un conflitto. La prima bomba atomica fu
sganciata su Hiroshima e uccise 140 mila persone, la seconda tre giorni
dopo su Nagasaki causò la morte di altre 80 mila persone. Alcuni hanno
parlato di «genocidio nucleare», altri lo hanno visto come un monito
verso le mire espansionistiche dell’Unione sovietica, prologo alla
Guerra fredda. In ogni caso si è trattato di una tragedia con
conseguenze disastrose specie per i sopravvissuti, gli «hibakusha». Si
riteneva così fosse giunto il momento delle scuse da parte di Washington
anche alla luce del progetto di Obama di visitare lui stesso Hiroshima
in occasione del G7 del 26 e 27 maggio a Ise-Shima. Mai un presidente
Usa in carica si è recato al memoriale, e sarebbe un altro atto storico
di politica internazionale dopo il viaggio a Cuba e l’accordo nucleare
con l’Iran. Un modo per chiudere il percorso avviato nel 2009, appena
insediatosi, col famoso discorso di Praga sul mondo senza armi nucleari
che gli valse anche il premio Nobel per la Pace