Repubblica 11.4.16
Il Washington Post anticipa l’annuncio.
“Obama sarà a Hiroshima” via un altro tabù della storia
“Ma niente scuse per le bombe”
di F. Ramp.
NEW
YORK. Barack Obama visiterà Hiroshima. Per dire «mai più» all’uso
dell’arma atomica. Non per dire «fu un errore, chiedo perdono». Sarà una
visita storica, un altro gesto - dopo l’accordo con l’Iran e il viaggio
a Cuba - che definirà l’eredità obamiana. Sarà il primo presidente
americano in carica a fare questo passo gravido di significato, nel
luogo dove esplose la bomba atomica 71 anni fa. Obama ci pensa da
diversi anni ma solo ora, a nove mesi dal suo addio alla Casa Bianca, si
sarebbe deciso a superare le enormi resistenze domestiche. Il
Washington Post dà per imminente l’annuncio.
Ieri è arrivato a
Hiroshima il segretario di Stato John Kerry, per un vertice dei ministri
degli Esteri del G7, e anche per negoziare i preparativi di una visita
ad alto rischio. È in occasione del G7 tra capi di Stato, già fissato in
Giappone a fine maggio, che Obama inserirà la tappa a Hiroshima. Non
sarà un atto di pentimento, ha precisato la Casa Bianca. Il punto più
scottante è proprio questo: cosa dire a Hiroshima, la città-martire
dell’Olocausto nucleare.
La dottrina ufficiale americana afferma che
il lancio di due atomiche (dopo Hiroshima ci fu Nagasaki) pose fine alla
seconda guerra mondiale, risparmiò uno sbarco terrestre “stile
Normandia” il cui bilancio di vittime sarebbe stato molto superiore. Il
revisionismo storico ha messo in discussione quella versione, non solo
da parte giapponese.
Il vero problema non è fare i conti con la
storia, è farli con la campagna elettorale. I repubblicani hanno più
volte accusato Obama di essere «il presidente che va in giro a chiedere
scusa al mondo». Lo sbeffeggiarono quando s’inchinò (per protocollo)
all’imperatore del Giappone. Donald Trump, che nel nazionalismo fiero e
perfino tracotante ha uno dei suoi tratti distintivi, userà il viaggio a
Hiroshima come una conferma delle “umiliazioni” che Obama infligge al
suo paese. Perciò la Casa Bianca insiste che non ci saranno scuse
ufficiali. Obama andrà a Hiroshima con lo sguardo rivolto al futuro più
che al passato. Nel 2009 a Praga disse di volere un mondo liberato dalle
armi nucleari. Dieci giorni fa a Washington ha ospitato un summit per
mettere al sicuro i materiali radioattivi dai terroristi. Una visita nel
luogo dove l’atomica fece 140.000 morti, sarà un momento di riflessione
rivolto all’umanità. La tribuna di Hiroshima servirà per invocare una
terribile lezione, non un pretesto per riscrivere il senso degli eventi.