La Stampa 11.4.16
Emiliano: “Con Renzi il peggio dell’Italia. Dopo il referendum battaglia nel Pd”
Il governatore pugliese: altro che sblocca-Italia, ha sposato il partito dei petrolieri
intervista di Giuseppe Salvaggiulo
«L’aria
è molto migliorata in pochi giorni, ma non mi nascondo che il quorum
sarebbe un’irruzione della provvidenza nella storia. Fondamentale sarà
votare presto al mattino, in modo da spingere gli sfiduciati a un atto
di responsabilità». Michele Emiliano, governatore pugliese e frontman
del referendum dentro e fuori il Pd, risponde dal palco del concertone
di Bari, cinquemila persone in piazza per il sì.
Che cosa pensa della campagna astensionista del Pd?
«Per
la nostra tradizione civile, mi provoca un grande dolore. Lo stesso
governo che nella riforma costituzionale ha abbassato il quorum sul
referendum fa campagna per far mancare il quorum».
Ci saranno conseguenze?
«Danni incalcolabili per la politica che può essere considerata opportunista».
Qual è l’umore della base Pd?
«Immensa
tristezza per aver sposato la parte peggiore del Paese contro la nostra
storia. Renzi aveva giurato di rottamare le lobby, invece vive e lotta
insieme a loro. È gravissimo: noi non siamo il partito dei petrolieri».
Se il quorum mancasse, sarebbe un fallimento per voi?
«Noi
abbiamo già vinto. Su cinque dei sei quesiti il governo è stato
costretto alla retromarcia: abbiamo sventato un piano scellerato con
decine di altre piattaforme».
Ma resta un quesito.
«Sì, l’ultimo
regalo ai petrolieri fatto dal governo: le concessioni highlander,
immortali come i vampiri. Ogni voto sarà un paletto di frassino, intanto
facciamo irrompere la luce della verità. Tutti hanno capito che questi
pozzi non hanno impatto né sull’approvvigionamento energetico né
sull’occupazione. E che senza continueremmo tranquillamente ad accendere
i termosifoni e a cucinare la pasta, allo stesso costo».
Il referendum si poteva evitare?
«Facilmente,
se il governo avesse parlato con noi. Io e Pittella ci presentammo al
ministero chiedendo udienza. Né il premier né il ministro ci hanno mai
ricevuti. Sbattuti fuori come migranti alle frontiere».
Perché, secondo lei?
«Era
una trappola: mantenere in vita l’ultimo quesito per farci schiantare
contro il muro del quorum e umiliarci. Il governo si è voluto vaccinare
contro un movimento istituzionale e popolare, ma ha fallito: nonostante i
tentativi di oblio, il referendum esiste per milioni di italiani, altro
che zero virgola. E anche senza quorum, sarà l’inizio e non la fine
della battaglia».
Ovvero?
«La moratoria su tutte le trivelle nel
Mediterraneo, proposta dal ministro francese dell’Ambiente Ségolène
Royal. La differenza tra lei e Galletti è abissale e avvilente, per noi
italiani. Persino Cesa l’ha bacchettato annunciando che l’Udc sostiene
il sì».
Un fronte ambientalista?
«Io non sono un ambientalista e
rifiuto l’ossessione ambientalista. Ma ragiono con buon senso, odio gli
indifferenti citando Gramsci, e considero l’enciclica papale “Laudato
si’” il miglior documento politico del nostro tempo. Altro che il
comitato “ottimisti e razionali”, con cui governo e petrolieri si sono
inseriti contro il referendum, infarcito di gente che non ne ha mai
azzeccata una».
Qual è la cifra della battaglia che comincia col referendum?
«Beni
pubblici di tutti contro interessi privati di pochi. I petrolieri sono
quattro gatti socialmente irrilevanti e pieni di debiti con le banche,
salvati dal governo con puntualità degna del Big Ben. Il giorno dopo il
referendum cominceremo a lavorare in Regione a due leggi: una sul
dibattito pubblico per le grandi opere, l’altra per regolamentare le
lobby. Oggi la Puglia, domani l’Italia».
Ma il governo lavora per superare la logica dei veti locali e semplificare le decisioni.
«è
la logica dello sblocca-Italia, per cui le lobby parlano con i
ministri, i presidenti di Regioni con milioni di abitanti vengono
sbattuti fuori dalla porta e la crisi dei partiti si risolve invitando
la gente a non votare. La mia è quella dello sblocca-democrazia.
Esattamente il contrario. Sarà materia anche del prossimo congresso del
Pd. Io sosterrò chi avrà la linea dello sblocca-democrazia».
La filosofia dello sblocca-Italia è la cifra del renzismo?
«Se
lo è, Renzi deve andare alle elezioni e chiedere i voti su questo
perché oggi governa grazie ai voti presi dal Pd difendendo i diritti dei
territori e ascoltando i loro rappresentanti. Leggi contro la
democrazia, il nostro popolo non può proprio accettarle».
Il legame tra inchiesta di Potenze e referendum è emotivo?
«No.
Ci siamo accorti che il processo legislativo dello sblocca-Italia è
stato inquinato. Anche se il premier è innocente perché le lobby agivano
sul ministero, casualmente lui la pensava allo stesso modo».
Che pensa della riapertura del dibattito sulle intercettazioni?
«è
il momento peggiore per farlo. Questione di buon gusto. Solo Berlusconi
avrebbe fatto altrettanto. Escludo che l’Italia accetterà di farsi
imbavagliare, chiunque ci provi».
È stata violata la privacy?
«Se un ministro mischia questioni personali e pubbliche, non può lamentarsi».
Renzi è in difficoltà?
«S’è infilato in un tunnel da cui non può uscire per orgoglio. Ma secondo me ha capito di aver sbagliato».
Come vede l’elezione di Davigo?
«Benissimo. Splendida persona, splendido magistrato. Mi onoro di essere suo collega».