Il Sole Domenica 3.4.16
Gestazione per altri
Si può donare la genitorialità?
di Vittorio Lingiardi e Nicola Carone
La
gestazione per altri (gpa), praticata fin dai tempi antichi in forme
schiavistiche o affettive, in alcuni paesi oggi è regolamentata
giuridicamente, suscitando riflessioni necessarie sugli aspetti
psicologici e sociali dei rapporti che legano desideri, corpi, affetti e
denaro. Due le tipologie di gpa: quella genetica prevede che vengano
impiegati gli ovuli della stessa donna che partorirà e sarà dunque anche
la madre genetica del bambino; quella gestazionale prevede che gli
ovuli di una donatrice vengano impiantati nell’utero di un’altra donna
che condurrà la gravidanza. Due gli accordi: altruistico, in cui non è
previsto alcun corrispettivo economico, ma un rimborso delle spese
sostenute a fronte della gravidanza; commerciale, in cui la gestante
riceve un compenso che eccede le spese sostenute.
Poiché la gpa è
illegale nella maggior parte delle nazioni europee (tranne in forma
altruistica in Belgio, Grecia, Olanda e Regno Unito), sono sempre più le
coppie o i single che si recano all’estero - California, Canada, India
(dal 2013 proibita a coppie omosessuali, single stranieri e coppie
provenienti da paesi dove la pratica è illegale), Nigeria e Ucraina -
con differenti implicazioni per quanto riguarda natura e costo degli
accordi, condizioni in cui le gestanti surrogate conducono la gravidanza
e tipo di relazione che stabiliscono con il bambino e i genitori
intenzionali. Sebbene non ci siano statistiche ufficiali, sono
soprattutto coppie eterosessuali a farvi ricorso.
Chi si oppone
alla gpa commerciale solitamente la equipara alla compravendita di
bambini e alla commercializzazione del corpo femminile e richiama le
baby factory nigeriane e i surrogacy hostels indiani (dove i genitori
intenzionali, spesso appartenenti a classi sociali agiate, comprerebbero
la maternità di donne in stato di necessità, ledendone la dignità
umana). Chi si opppone anche alla gpa altruistica mette in dubbio che
possa davvero essere libera, responsabile e addirittura sana di mente
una donna che decide di fare da portatrice per un/una parente o una
coppia di amici. È consapevole delle implicazioni affettive che
subentreranno nella sua vita e in quella del bambino?
Più che una
sciagura da contrastare con ogni mezzo crediamo che la gpa sia un
fenomeno complesso di relazioni tra umani che va conosciuto e regolato,
come segnalato anche da recenti autorevoli contributi (tra questi Melita
Cavallo, ex-Presidente Tribunale Minorile di Roma, Roberto Cubelli
dell’Università di Trento e Antonino Ferro Presidente Società
Psicoanalitica Italiana). Un passo indispensabile è conoscere la
letteratura scientifica. E non trascurare le ormai tante documentazioni
in forma di interviste e racconti di donne che hanno detto sì alla gpa.
Per motivi di spazio faremo solo qualche segnalazione. Ricordiamo
l’etnografia Birthing a mother. The surrogate body and the pregnant self
di Elly Teman sulla gpa in Israele e sul legame affettivo che le
portatrici stabiliscono con le madri intenzionali e il recente
contributo di Vasanti Jadva nel volume Regulating reproductive donation
curato da Susan Golombok e collaboratori, in cui vengono presentati gli
studi più aggiornati su madri surrogate, genitori intenzionali e bambini
nati da gpa.
Da studi condotti nel Regno Unito e negli Usa (in
particolare, le ricerche pubblicate su Human Reproduction dal gruppo di
Golombok e Jadva del Centre for Family Research, Cambridge University, e
il primo libro sulla gpa Surrogate motherhood. Conception in the Heart
di Ragoné) è emerso che il desiderio di aiutare una coppia ad avere
figli e il piacere e la dimestichezza psico-fisiologica con la propria
esperienza di gravidanza e parto sono tra le motivazioni principali che
spingono una donna a condurre una gpa. La presenza di un compenso
economico è un fattore in gioco, ma non sembra rientrare tra le
motivazioni principali né viene vissuta come qualcosa che sminuisce il
valore del gesto. Altri fattori importanti sono l’approvazione e il
sostegno da parte dei propri familiari, la conoscenza dei genitori
intenzionali e la possibilità di rimanere in contatto con loro anche
dopo il parto. Studi sul benessere delle madri surrogate indicano
profili psicologici simili a quelli del campione normativo e assenza di
indicatori psicopatologici.
La gpa radicalizza l’idea di
genitorialità come fatto non esclusivamente biologico e sposta l’accento
sul desiderio di un figlio quando si allea con la sua creazione per
donazione di gameti e di gestazione. Una lettura che aiuta a capire i
percorsi affettivi e simbolici che legano, per la vita intera, gestanti
surrogate (che ci parlano della differenza tra gravidanza e maternità) e
genitori intenzionali.