Il Sole 6.4.16
Renzi: «Accuso un sistema che non funziona: non ne posso più di un Paese dove le sentenze non arrivano»
La replica di Salvatore Colella, presidente della sezione Basilicata dell’Associazione nazionale magistrati
«Parole del premier inopportune e inconsistenti»
di Vittorio Nuti
ROMA
Complice l’inciampo nell’inchiesta petroli dell’ex ministro dello
Sviluppo economico Federica Guidi, il clima tra Palazzo Chigi e toghe
torna ad arroventarsi. Ieri, l’affondo del premier - che durante la
direzione Pd di lunedì aveva paragonato i tempi dell’inchiesta Tampa
Rossa della Procura di Potenza a quelli quadriennali che separano le
Olimpiadi – ha provocato la dura replica dell’Associazione nazionale
magistrati. «Le dichiarazioni di Renzi sono inopportune nei tempi ed
inconsistenti nei fatti», ha attaccato senza mezzi termini il presidente
della sezione Anm Basilicata, Salvatore Colella, perché arrivano «con
un intervento “a gamba tesa”» in un momento molto delicato
dell’inchiesta.
Le sollecitazioni del premier («Le inchieste in
Basilicata ci sono come le Olimpiadi, ogni 4 anni, ma non si è mai
arrivati a sentenza») sono «insinuazioni» che Colella ha respinto con
forza perché «viziate da un interesse di parte». Insinuazioni,
oltretutto, smentite dai fatti, secondo Colella, che ha citato ad
esempio il «pesante verdetto» emesso proprie lunedì dal tribunale di
Potenza contro imprenditori, amministratori locali manager Total nel
processo Totalgate: nove condanne a 47 anni complessivi per fatti di
corruzione, concussione e turbativa d’asta risalenti al 2008.
«Se è
vero che in un paese civile, come dice Renzi, “i processi arrivano a
sentenza”», ha poi concluso Colella, sostituto procuratore a Potenza, «è
anche vero che in un paese civile “il governo rispetta il lavoro dei
magistrati”, sempre, anche quando toccano la propria parte politica».
Parole dure, quelle usate da Colella, nel solco di quelle, appena più
sfumate, utilizzate sempre ieri dal segretario uscente dell’Associazione
Maurizio Carbone (in carica fino a sabato), che in una intervista a
Repubblica ha ugualmente accusato Renzi di «banalizzare le inchieste,
quasi ridicolizzandole, così da delegittimare i pm che le stanno
portando avanti».
In giornata, il premier ha provato a gettare
acqua sul fuoco delle polemiche, e a colloquio con gli utenti di
Facebock e Twitter ha spostato il tiro dai magistrati ai ritardi della
giustizia: «Quando dico che voglio che le sentenze arrivino è perché non
ne posso più di opere pubbliche che si bloccano e di ladri che restano
fuori». «Io non accuso i magistrati», ha poi insistito, «ma accuso un
sistema che non funziona, voglio mettere in galera i ladri, per questo
incalzo i magistrati perché siano veloci».
Una pezza che non ha
soddisfatto l’opposizione, pronta nel far leva sul j’accuse dell’Anm per
rinforzare l’assedio all’Esecutivo. Sugli scudi in particolare la
capogruppo M5S a Palazzo Madama Nunzia Catalfo, che dopo le «durissime
parole» dei magistrati ha chiesto al presidente del Senato Pietro Grasso
di «dimostrare di essere super partes» convocando quanto prima i
capigruppo per calendarizzare le mozioni di sfiducia. In serata è il
capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta a ironizzare via tweet
sul passo indietro del premier che dopo le «sberle Anm subito abbassa le
orecchie “li incoraggio solo a fare veloce”. Ieri leone, oggi…».