il manifesto Alias 30.4.16
Alias
Nei meandri oscuri della mente
Videogames.
Esce per pc distribuito da Steam The Town of Light, dove il giocatore
fa visita a un manicomio sulle tracce di una ragazza sedicente,
internata nel 1938 e la segue fra ricordi e allucinazioni, abusi e
violenze
di Francesco Mazzetta
Nel 1964 due
psichiatri della clinica londinese Tavistock, Ronald D. Laing e Aaron
Esterson danno alle stampe uno studio sulla schizofrenia femminile che
sarà pubblicato in Italia nel 1970 da Einaudi col titolo Normalità e
follia nella famiglia. Nel loro studio Laing ed Esterson presentano 11
casi di donne la cui condizione di disturbo psichico classificata come
«schizofrenia», o – per usare un termine alternativo per questa
condizione già individuato da Laing in una sua precedente opera – «io
diviso», non è una patologia endogena, che scaturisce da difetti o
problemi all’interno della persona colpita, ma al contrario deve essere
vista come una risposta apparentemente aberrante alla condizione di
stress sociale e specialmente familiare, una risposta di rottura alla
contraddizione del meccanismo del «doppio legame» (formalmente ti lodo
ma implicitamente ti condanno) già studiato da Gregory Bateson. In
particolare la situazione di stress ed il meccanismo del doppio legame
colpiscono l’elemento femminile più fragile all’interno del nucleo
familiare, incrinando l’autostima e mandando in pezzi l’identità, che
viene appunto vissuta come frammentata e contraddittoria. Un altro
psichiatra inglese – anche se di origini sudafricane – David Cooper
portò all’estrema conclusione tali premesse teorizzando la «morte della
famiglia» e l’uccisione della figura interiorizzata dal padre come
strumento di perpetuazione di un potere dispotico e maschile.
In
questo scenario teorico è possibile collocare nientemeno che un nuovo
videogioco: The Town Of Light, sviluppato dall’italiana LKA e
distribuito per PC dalla piattaforma Steam e in corso di conversione per
Xbox One. Per questo videogioco – che può essere considerato un
«serious game» che non ha solo un valore di sperimentazione
intellettuale, ma che approda anche all’esito commerciale con tanto di
distribuzione internazionale – sono state condotte approfondite ricerche
sia sulla struttura del vecchio manicomio dismesso ed abbandonato di
Volterra, sia sulla documentazione relativa ai pazienti ed alle terapie
in uso al suo interno. The Town Of Light porta il giocatore a fare una
visita all’interno del manicomio sulle tracce di una ragazza sedicenne,
internata nella struttura nel 1938: Renèe. Figlia di madre non sposata,
Renèe inizia a dare segni di squilibrio tramite reazioni violente,
linguaggio osceno ed inappropriato, denudandosi in pubblico. Una volta
nel manicomio progressivamente la sua condizione degenera, anche per gli
abusi sessuali a cui viene sottoposta da parte del personale, fino a
sfociare in una condizione per cui le viene prescritta prima la terapia
dell’elettroshock e poi quella della lobotomia. Il giocatore però
sperimenta solo di riflesso le vicende di Renèe, perché il gioco gli fa
invece indossare i panni di un’anonima visitatrice attuale del
manicomio, che vaga tra i suoi recessi in rovina alla ricerca degli
indizi della presenza della giovane del secolo precedente. Ma ben presto
gli indizi si tramutano in ricordi, i ricordi in allucinazioni, il
presente in passato. E il giocatore non sa più se sta guardando
attraverso gli occhi dell’anonima visitatrice del 2016 o attraverso
quelli della Renèe del ’38 sperimentando in questo modo una simulazione
videoludica della frammentazione dell’identità che vive lo
schizofrenico.
Da segnalare che l’assenza della figura paterna si
trasforma nella storia nel videogioco nella creazione di un «rimosso»
che ritorna in ogni figura maschile, che possiede sessualmente Renèe con
la violenza o che la «punisce» per il suo essere «cattiva» con
l’elettroshock prima e la lobotomia poi. L’unica figura, anche
sessualmente, positiva è un’altra paziente, Amara, con cui Renèe
costruisce un rapporto di amicizia e d’amore, rapporto non a caso
sanzionato dal complesso psichiatrico con la violenta sottrazione
dell’amica.
La realtà psichiatrica descritta nel gioco potrebbe
sembrare una rappresentazione, per quanto accurata, di un passato oggi
ampiamente superato. Eppure il meccanismo della famiglia come
perpetuazione dei meccanismi del potere si vede in atto nelle difficoltà
insuperate che ha affrontato la legge sulle unioni civili, si vede nel
fenomeno della violenza sulle donne e del femminicidio in cui il maschio
spodestato dalla propria centralità familiare da figure femminili
sempre più consapevoli e meno fragili non trova altra via che quella
della sopraffazione fisica. Eppure il meccanismo della malattia mentale
non è meno rimosso per il solo fatto che ai muri dei manicomi si sono
sostituite le barriere chimiche e farmacologiche.
Tutto ciò fa di
The Town Of Light non solo un videogioco – per quanto sia un bel
videogioco, angosciante e graficamente curato – ma anche un’occasione
per discutere e riflettere, oggi, sulla malattia e sul disagio mentale.