il manifesto 9.4.16
È Nuit Debout, in place de la République
Oggi nuove manifestazioni dei giovani. Il governo ha paura
Il movimento Nuit Debout ha raggiunto altre 23 città
di Anna Maria Merlo
PARIGI
Ieri era il 39 marzo in place de la République. Nuit Debout, il
movimento che si è manifestato nella piazza parigina il 31 marzo scorso
(e che da allora conta i giorni con un nuovo calendario), che è nato in
realtà il 23 febbraio alla fine di una serata alla Bourse du Travail, è
alla vigilia di un giorno importante: oggi, ci saranno di nuovo numerosi
cortei in Francia contro la riforma del lavoro, liceali e studenti in
testa, ma con la partecipazione anche di alcuni sindacati (che hanno già
previsto un’altra giornata di lotta a fine mese). C’è una prima
vittoria: l’idea era di “uscire da place de la République”, portare il
progetto della “convergenza delle lotte” fuori da questo luogo
simbolico. Già in 23 città francesi di provincia ci sono delle Nuit
Debout, iniziativa sbarcata ormai anche a Bruxelles. Attorno ai licei di
banlieue ci sono stati ieri momenti di tensione, finiti con 38 fermi.
Hollande
e il governo sono preoccupati. Lunedi’ i sindacati degli studenti e dei
liceali saranno ricevuti a Matignon, sede del primo ministro. Giovedi’
ci sono stati incontri con la ministra dell’Educazione nazionale, Najat
Vallaud-Belkacem, la responsabile del Lavoro, Myriam El Khomri, che ha
dato il nome alla legge contestata, e della Gioventù, Patrick Kanner, ma
è stato un dialogo tra sordi. Le organizzazioni chiedono misure
concrete contro “il precariato dei giovani”, ma il governo risponde che
sono già state fatte molte cose, tra riforma della scuola, assunzione di
insegnanti, 250mila “impieghi d’avvenire”, “garanzia giovani” ecc., per
attuare una delle principali promesse di Hollande, fare dei giovani la
“priorità” del quinquennato. Il governo puo’ ritoccare ancora i
dispositivi in atto, ma non ci sono segnali per un reale cambio di
marcia.
Cosi’, giorno dopo giorno, la protesta si organizza. Rémy
Buisine, un community manager, continua a filmare e passare
sull’applicazione Periscope quello che succede a place de la République.
Ormai c’è anche una radio, che trasmette la parola di chi protesta
(giovedi’ molto tempo è stato dato ai migranti). Le reti sociali
svolgono un ruolo importante. L’economista Frédéric Lordon, che scrive
su Le Monde Diplomatique, segue da vicino il movimento, partecipa alle
assemblee. Ma non c’è un leader, anche se alcune personalità sono più
impegnate di altre, alcuni sono militanti del Front de Gauche o di
formazioni della sinistra della sinistra. Alcuni politici hanno già
messo il naso in piazza (è venuto persino il segretario Ps,
Jean-Christophe Cambadelis, c’è stato Pierre Laurent del Pcf), Jean-Luc
Mélenchon spera di “farsi recuperare” dai militanti (pensando alle
presidenziali 2017).
“La legge lavoro è la goccia che ha fatto
traboccare il vaso”, spiega Benjamin, della Boite militante. “La legge
lavoro cristallizza i problemi, oggi la situazione è matura”, conferma
un militante di Podemos, gli spagnoli sono tra i principali consiglieri a
Place de la République. Di “convergenza delle lotte” aveva parlato il
regista-giornalista François Ruffin, caporedattore della rivista Fakir e
autore del documentario Merci patron! (che incastra Bernard Arnault,
pdg del gruppo di lusso Lvmh). Bisogna “far loro paura”, afferma Ruffin.
Per il momento, ad aver paura è soprattutto il governo, mentre il
padronato ignora il movimento e continua a fare pressione per arrivare
all’approvazione definitiva della legge El Khomri (la piccola e media
impresa ha ottenuto, grazie a un emendamento, una ancora più grande
facilità di licenziare in caso di difficoltà economiche).
Il
comune di Parigi adotta la mano leggera. Il Dal (Droit au logement,
Diritto alla casa), Attac e Sud-Solidaires hanno presentato una regolare
domanda di autorizzazione per occupare la piazza. Ma al mattino, la
polizia interviene regolarmente, sgomberando il materiale. “La polizia
viene ogni giorno a sloggiarci – spiega una ragazza – non sappiamo dove
immagazzinare le cose, ma dobbiamo tenere la piazza, siamo abbastanza
numerosi per farlo”. Ogni giorno ci sono discussioni, assemblee.
L’organizzazione avviene in diverse “commissioni” (mensa, musica,
coordinamento, azione, logistica ecc.), il modello sono gli Occupy della
California. Su una lavagna sono segnate le “iniziative collettive” per
la convergenza delle lotte. “Il movimento si amplifica” constata un
militante del Dal, “prenderà una svolta politica? Non ci sono leader, ma
dei militanti che emergono”. Contro la deriva a destra del governo,
contro una democrazia “negata”, per “un altro sistema”, Nuit Debout,
spiega uno spagnolo, vuole “attirare i saperi”, anche se, aggiunge un
ragazzo, “non vogliamo definirci troppo rapidamente”.
Ieri, alla
Défense c’è stata una manifestazione europea con lavoratori anche
dall’Italia, della General Electric, che ha in programma 6500
licenziamenti in Europa, in nome del recupero della “competitività”.