il manifesto 9.4.16
La Lombardia deve risarcire Englaro
di Marco Cappato
Questa
è la fine dell’inizio», ha commentato Beppino Englaro. «Questa è la
sentenza chiave, che chiude il cerchio definitivamente. Ci ho messo un
quarto di secolo della mia vita e ora la strada è stata tracciata
affinché siano rispettati i diritti fondamentali delle persone. Dal 1992
a oggi ho sempre avute chiare la libertà e il diritto di mia figlia a
decidere della propria vita, concetti che lei aveva ben definiti e che
aveva manifestato in più occasioni. L’inizio è che da oggi chi vuole
autodeterminarsi, qualunque decisione assuma, sa che cosa deve fare e di
certo non dovrà patire quello che ho patito io».
Il Tribunale
amministrativo regionale ha condannato la Regione Lombardia a risarcire
Englaro con 142 mila euro. I fatti risalgono al 2008, quando Roberto
Formigoni, allora Presidente lombardo, impedì di far rispettare la
sentenza del Consiglio di Stato sull’interruzione delle terapie di
Eluana. Formigoni obbligò Englaro a spostarsi in Friuli per ottenere il
rispetto della volontà di Eluana. Il risarcimento stabilito dal Tar
copre il costo del trasporto di Eluana alla clinica “La Quiete” di
Udine, e il piantonamento della struttura, reso indispensabile dai
continui attacchi di gruppi fondamentalisti. A Formigoni e alla Regione
Lombardia è contestata «la natura dolosa del rifiuto regionale, che ha
reso ancora più gravosa la condizione esistenziale» di Beppino Englaro e
della moglie Saturna, deceduta qualche mese fa dopo anni di malattia.
Già
nel settembre 2014, il Consiglio di Stato dichiarò illegittima la
decisione della Regione Lombardia, perché la Regione era «tenuta a
fornire la cure a Eluana, e il diritto ad avere una cura comprende,
anche, il diritto di interromperla».
La sentenza del Tar arriva a
confermare una giurisprudenza consolidata dal caso Welby in poi nel
seguire un principio fondamentale: nessuno può negare a un paziente il
diritto costituzionale a sospendere le terapie, nemmeno nel caso di
sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione e nemmeno se la
persona che ha espresso la scelta non è più in grado di intendere e di
volere.
C’è da sperare, a questo punto, che la politica ne voglia
tenere conto. In particolare, i parlamentari impegnati nella discussione
sulle proposte di legge in materia di fine vita (tra le quali la
proposta di iniziativa popolare dell’associazione Luca Coscioni)
dovrebbero considerare l’urgenza di far fare un passo avanti al nostro
Paese fornendo un quadro giuridico certo, all’interno del quale si
possano esprimere le volontà del paziente. Nella scorsa legislatura,
attraverso il disegno di legge Calabrò, la maggioranza di allora tentò
l’operazione opposta, cioè il tentativo di minare la giurisprudenza e la
stessa Costituzione, riducendo le direttive anticipate di trattamento a
mere «dichiarazioni» non vincolanti e sottraendo l’alimentazione e
l’idratazione dal novero dei trattamenti rinunciabili. Una siffatta
legge, “contro” e non “per” il testamento biologico, farebbe
probabilmente la fine della legge 40: finirebbe cioè smontata dai
tribunali e dalla Corte costituzionale, naturalmente a prezzo di grandi
sacrifici personali dei malati e dei loro parenti.
La strada
parlamentare è la più importante, ma non l’unica. Proprio la Regione
Friuli ha approvato una legge regionale che introduce la possibilità di
inserire le direttive anticipate di trattamento nella tessera sanitaria
regionale, rendendo così molto più agevole la consultazione delle
volontà del paziente da parte degli operatori sanitari. Il governo Renzi
ha bloccato tutto con un ricorso alla Corte costituzionale, ma altre
regioni potrebbero seguire. In Lombardia, nei giorni scorsi, con diverse
associazioni e gruppi abbiamo depositato ben oltre le 5.000 firme
necessarie su una legge regionale di iniziativa popolare con lo stesso
obiettivo della legge friuliana.
Che sia bene non arrendersi, ce
lo spiega lo stesso Beppino Englaro: «Il mio calvario, attraversato
perché lo dovevo a mia figlia, dimostra che il cittadino qualunque può
davvero cambiare le cose dal basso. Il regalo di Eluana, il più grande, è
che oggi chiunque potrà rivendicare il diritto fondamentale di disporre
della propria vita, libertà che nessuno può toccare».
* Presidente Radicali italiani, tesoriere Associazione Luca Coscioni e candidato sindaco di Milano