mercoledì 6 aprile 2016

il manifesto 6.4.16
Parigi, si sveglia la protesta
Francia . Studenti in corteo contro governo e polizia. Nel mirino la riforma del lavoro, ma non solo. "Nuit Debout" prosegue a place de la République e in altre piazze francesi
Anna Maria Merlo

PARIGI La Cgt ha scelto per la manifestazione di ieri uno slogan eloquente: «Governo di merda». La Confederazione generale del lavoro, con l’Unione sindacale Solidaires, il sindacato degli studenti Unef e altre organizzazioni, ha sfilato nella seconda parte del corteo dei giovani parigini, l’ennesimo di contestazione della legge di riforma del Codice del lavoro, nel giorno in cui è cominciata in commissione all’Assemblea la discussione dei numerosi emendamenti.
Il clima era invece ben diverso in testa al corteo, con una presenza massiccia della polizia, che praticamente apriva la marcia, camminando all’indietro. Davanti agli agenti, uno striscione portato da studenti e liceali: «Di fronte allo stato di polizia, sfiducia legittima». Incidenti alla Gare de Lyon e un totale di 130 fermi. Qualche incidente anche in alcune città di provincia, a Levallois c’è stato un principio di incendio al liceo Léonard de Vinci e a Rennes la stazione è stata bloccata. Caos a Tolosa, dove a protestare – contro l’«uberizzazione» – c’erano anche i taxi.
Cosa cerca il governo? Ormai vive alla giornata. La legge El Khomri sembra destinata a fare la fine della riforma costituzionale (per introdurre nella Carta stato d’emergenza e privazione della nazionalità per i colpevoli di terrorismo), ormai definitivamente ritirata. Oggi, Manuel Valls riceve i sindacati degli studenti. Ma l’impressione è che il governo giochi l’ultima carta, quella di spaccare il movimento di protesta, esasperando gli animi e spingendo alla violenza, per scoraggiare la partecipazione dei più alle manifestazioni. Ma la protesta ormai va al di là della legge El Khomri.
«Social-traditori fuori» hanno scandito i giovani in testa al corteo di ieri, mentre nella parte calma della manifestazione i sindacati hanno fatto riferimento all’attualità: «I soldi ci sono nelle casse del padronato, nelle casse di Panama».
La presidenza Hollande vive la decadenza di fine regno. E ormai la delusione esplode, sotto varie forme. La più originale è l’appuntamento, ormai giunto alla quinta notte, di Nuit Debout (notte in piedi), in place de la République. Una ventina di città di provincia stanno seguendo. Nella piazza, luogo simbolico soprattutto dopo gli attentati, da una settimana si ritrovano alcune centinaia di persone, che passano lì alcune ore o tutta la notte. «Non c’è una posizione comune – spiega un giovane – alcuni sono qui per la legge sul lavoro, altri contro lo stato d’emergenza, è un’accumulazione, abbiamo voglia di altro, di parlare, di aprire un dialogo tra noi, ci sono molte proposte». C’è un embrione di organizzazione, commissioni varie per invitare alla discussione e logistica (per una mensa improvvisata, per dormire, pulizia, pronto soccorso ecc.).
La polizia è intervenuta ogni giorno all’alba, per sgomberare, finora in una calma relativa. Non ci sono leader di questo nuovo movimento. L’idea di incontrarsi è stata lanciata, tra gli altri, dal regista del film Merci patron, François Ruffin, fondatore della rivista Fakir, che è riuscito a prendere in trappola il miliardario Bernard Arnaud, direttore generale del gruppo di lusso Lvmh, messo di fronte al caso di una coppia di operai di una fabbrica Kenzo di Valenciennes, mandati sul lastrico dalla sua decisione di delocalizzare la produzione in Polonia. Per Ruffin, Nuit Debout vuole «ridare speranza in un momento in cui non ci si riconosce più in nessuna forza politica di sinistra, escludendo del resto che il Ps sia di sinistra». Alla sinistra della sinistra molti vorrebbero salire sul carro di Nuit Debout, a cominciare da Jean-Luc Mélenchon, che già pensa alle presidenziali del 2017.
Ma uno striscione in place de la République replica: «I nostri sogni non entrano nelle vostre urne».
L’economista Frédéric Lordon è uno dei pochi studiosi a venir citato sulla «convergenza delle lotte». Per il sociologo Michel Wieviorka, Nuit Debout è un «fenomeno importante, non politico, che sottolinea la crisi politica del potere di sinistra». Viene fatto un paragone con l’inizio di Podemos in Spagna, di Syriza in Grecia, con Occupy Wall Street. Per il momento «un fenomeno di liberazione della parola in Francia, dove a sinistra era congelata da qualche anno» secondo Wieviorka, nella fase di «rifiuto della politica» esistente, in transizione verso «una trasformazione della contestazione in movimento politico». Nuit Debout cresce nelle piazze, ma anche su Internet. Remy Buisine, un community manager di 25 anni, ha permesso a Nuit Debout in pochi giorni di essere conosciuto, grazie ai suoi video su Periscope e a Twitter. «È una fase di ebollizione – dice Wieviorka – dove tutto è mischiato, è troppo presto per dire come finirà, forse di spegnerà o ripartirà su altro.