il manifesto 30.4.16
Ken «il rosso» scatena una «tempesta perfetta» nel Labour
Gran
Bretagna. Dopo le dichiarazioni antisemite di Livingstone, Corbyn -
accerchiato dalla destra interna e dai giornali - avvia inchiesta
indipendente per stroncare ogni ombra di razzismo nel partito
di Leonardo Clausi
LONDRA
È una «tempesta perfetta» quella che si è scatenata nel partito
laburista, sul suo scomodo leader, Jeremy Corbyn, e sul principale
alleato di questi, Ken Livingstone.
Perfetta, perché sfrutta la
ben nota rozzezza verbale dell’ex sindaco di Londra – grande aficionado
delle controversie mediatiche – mettendola al servizio dell’ormai
soverchia necessità di togliere dalle mani di «Corbyn l’alieno» la
macchina del partito, prima che questi ne cambi irreversibilmente i
connotati politici.
Perfetta, perché lo sbriciolamento in diretta
dei vertici Tories sulla questione del quasi imminente referendum
europeo aveva disperato bisogno di essere compensata da un travaglio
almeno lontanamente paragonabile nelle fila del principale partito
d’opposizione e perché si gioca tutta su dichiarazioni scriteriate su
scivolosi argomenti.
Tanto perfetta infine, da unire tutti i
giornali britannici, dai cosiddetti quality papers a tabloid già di
proprietà di facoltosi ammiratori del fascismo, in un indistinto quanto
roboante sdegno corale, dove genuina indignazione e miserabile calcolo
politico vanno tranquillamente a braccetto.
Tutto parte dalle
dichiarazioni infiammabili di una parlamentare Labour, Naz Shah,
deputata per la circoscrizione di Bradford, città dello Yorkshire con
una notevole presenza musulmana, la quale aveva scritto nel 2014 sul suo
profilo Facebook: «Soluzione al conflitto in Palestina: trasferire
Israele in America».
È stata immediatamente sospesa dalla
direzione dopo essere stata sommersa da un non incomprensibile torrente
di critiche, tra cui l’accusa di antisemitismo, provenienti da dentro e
fuori il partito. Shah, che ha subito fatto pubblica ammenda scusandosi,
di certo avrebbe fatto a meno della catastrofica difesa ex post che Ken
Livingstone aveva in serbo per lei, e che ha portato a sua volta alla
sua stessa sospensione.
Ai microfoni della Bbc, Livingstone ha
commesso l’errore più grave in qualsiasi contraddittorio politico, per
tacere in uno che ha Israele e la Palestina come contenzioso: dopo aver
definito la compagna «vittima di una ben orchestrata campagna della
lobby di Israele», ha tirato in ballo Hitler dicendo che «la sua
politica, quando vinse le elezioni nel 1932, era di trasferire gli ebrei
in Israele» quando quest’ultima, peraltro, ancora nemmeno esisteva ed
evocando così la sciagurata equiparazione sionismo-nazismo.
Una
richiesta in carta bollata per fregiarsi dell’accusa di antisemitismo
non avrebbe potuto funzionare meglio: in mezzo alle urla, Corbyn lo ha
dovuto sospendere fin quando un’indagine disciplinare interna non avrà
accertato la sostanza delle accuse.
Urla fisiche, come quelle con
cui il deputato labour moderato John Mann non ha potuto trattenersi
dall’investire Livingstone poco dopo l’intervista, una volta certo che
ci fossero non meno di cinquanta telecamere a riprenderli. Sadiq Khan,
il musulmano candidato Labour alle municipali di Londra che corre contro
il tory Zac Goldsmith il prossimo 5 maggio, si è immediatamente unito
al coro di critiche, come anche il vice di Corbyn Tom Watson, che ha
preceduto il leader nel garantire che i presunti focolai di
antisemitismo nel partito saranno debellati.
Era chiaro che
l’ambigua quanto deliberata confusione di antisionismo e antisemitismo
resa possibile dalla retorica – troppo spesso rozza – utilizzata dalle
frange radicali del Labour targato Corbyn sarebbe stata utilizzata come
un randello dalle due destre che circondano il nuovo corso del partito:
la destra mercatista nel suo complesso e quella della componente
parlamentare, ancora sotto shock per una sconfitta nella corsa alla
leadership dalla quale stenta a riprendersi.
Un simile gergo antisemitico già esisteva nel partito ed era emerso in rete ben prima dell’ascesa di Corbyn.
Ma
ora capita a fagiolo per bastonarlo politicamente: attraverso le accuse
a un suo sodale noto per le antiche battaglie contro i veri razzisti
del British National Party e della English Defense League e dimenticando
i termini apertamente razzisti usati dal governo per definire i
migranti.