Corriere 30.4.16
I medici di Aleppo: «Obama e Putin, dovete proteggerci»
Dr.
Hatem, Direttore dell’ospedale pediatrico di Aleppo Dr. Abu Altiem,
ospedale pediatrico di Aleppo Dr. Yahya, ospedale pediatrico di Aleppo
Dr. Abu Albrae, ospedale pediatrico di Aleppo Dr. Abu Al Zubeir,
ospedale pediatrico di Aleppo Dr. Khaled, ospedale Al Quds di Aleppo Dr.
Salah Safadi, Associazione dei dottori indipendenti
In
quanto dottori che da sempre lavorano in prima linea ad Aleppo, abbiamo
avuto diverse riserve sulle possibilità di successo della cessazione
delle ostilità decisa lo scorso febbraio. Purtroppo, nel corso degli
scorsi giorni, le nostre peggiori paure si sono avverate. Aleppo
sanguina.
Mercoledì scorso, aerei siriani o russi hanno bombardato
l’ospedale di Al Quds nella parte orientale della città. Almeno 50
persone hanno perso la vita, più di 60 sono ferite e i volontari per
l’organizzazione White Helmets (caschi bianchi) stanno ancora estraendo i
corpi dalle macerie. Tra le vittime, il nostro caro amico e collega
dottor Mohammed Wasim Moaz.
Ci ricorderemo per sempre del dottor
Moaz come di un’anima gentile e coraggiosa, la cui devozione alla cura
delle vittime più giovani di questa guerra non ha paragoni. Questo
attacco ha derubato Aleppo est del suo ultimo pediatra, e Wasim era uno
dei migliori pediatri rimasti in tutta la Siria. Si è trattato
dell’ennesimo segnale del fatto che chi attacca Aleppo non ha nessun
rispetto per la sacralità della vita e dell’umanità. Anche un altro caro
amico, il dottor Mohammed Ahmad, uno dei dieci dentisti rimasti ad
Aleppo est, è rimasto ucciso nell’attacco. Si aggiunge al dottor Moaz e
ad almeno altri 730 nostri colleghi che sono rimasti uccisi nel corso
dei passati cinque anni in Siria. I nostri coraggiosi colleghi che
lavorano per i Caschi Bianchi hanno sofferto simili perdite, rischiando
la loro vita per salvarne altre. Il giorno prima della morte del dottor
Ahmad e del dottor Moaz, il centro di riabilitazione Al-Alareb gestito
dai Caschi Bianchi è stato colpito più volte da missili terra-terra,
provocando cinque vittime fra i loro volontari. Presto non saranno
rimasti più medici ad Aleppo — a chi si rivolgeranno i civili bisognosi
di cure?
Questa settimana nel corso di appena due giorni, quasi
quattro persone sono state uccise ogni ora e più di cinque ferite. I
nostri ospedali non ce la fanno più. Se questo non è un segnale che la
cessazione delle ostilità è fallita, non sappiamo cosa altro potrebbe
essere. La Russia e gli Stati Uniti si sono presi, a detta loro, dei
seri impegni affinché la cessazione delle ostilità iniziasse e
resistesse. Ma adesso non stanno mantenendo fede a quegli impegni e sono
le donne, i bambini, gli anziani a pagarne il prezzo più alto.
Sebbene
una tregua non sia di per sé una soluzione alla crisi, assicurarsi che
regga può aiutare a prevenire ulteriori massacri come quello di Al Quds
ed evitare che l’assedio di Aleppo sia completato. Se Aleppo dovesse
essere assediata si tratterebbe di un disastro al livello di Srebrenica.
La Russia sostiene di avere serie intenzioni riguardo la pace: è tempo
adesso che dimostri tali intenzioni e rispetti i propri obblighi,
assicurando che i bombardamenti della città finiranno e la cessazione
delle ostilità venga rispettata da tutte le parti. Se, infine, la
pressione della comunità internazionale e della Russia riusciranno a
porre fine all’assalto contro Aleppo, sarà senz’altro un passo in
avanti, ma molto di più deve essere fatto.
In quanto medici, ogni
giorno abbiamo difficoltà ad avere accesso ai materiali di cui abbiamo
bisogno per curare i feriti. I rifornimenti che arrivavano da Castello
Road, l’unica strada percorribile per arrivare ad Aleppo est, è stata
interrotta da mesi ed è a malapena operativa. Gli Stati Uniti dovrebbero
utilizzare la loro influenza per fare in modo che questa rotta ritorni
ad essere percorribile. In quanto co-responsabili dell’ International
Syria Support Group (Issg), ciò che succede oggi ad Aleppo avviene sotto
il controllo del presidente Putin e del presidente Obama. Loro hanno il
potere e la responsabilità di proteggere i civili. Noi ci auguriamo e
preghiamo affinché ne facciano buon uso, per il bene della Siria, dei
nostri pazienti e di noi stessi.