mercoledì 27 aprile 2016

il manifesto 27.4.16
Europa   
Londra lascia soli i bambini
Piccola Bretagna. Niente accoglienza per 3mila minori siriani non accompagnati sparsi nei campi profughi in Europa. La camera dei Comuni boccia per un pugno di voti l’emendamento che era stato proposto e approvato dalla camera dei Lord. Pressing dei capigruppo tory sui deputati. Dopo la votazione, un coro di «vergogna» dai banchi dell’opposizione. Il ministro ombra per l’immigrazione: «La lotta continua»
di Leonardo Clausi

Londra Presso la stazione ferroviaria di Liverpool Street, nell’East End londinese, da qualche anno sorge un piccolo memoriale in bronzo dell’artista Frank Meisler: cinque figure di bimbi con rispettivi bagagli, appena scesi dal treno e in attesa di qualcuno che li accolga. Sono i bambini del Kindertransport, il programma di evacuazione nel Regno Unito dei figli di famiglie ebree vittime della Shoah provenienti dal Reich organizzato da Sir Nicholas Swinton, lo Schindler britannico.
Tra loro vi era un piccolo cecoslovacco di 6 anni, Alfred Dubs. Che oggi è un Lord laburista responsabile delle politiche d’immigrazione e che si è fatto promotore di un emendamento all’Immigration bill discusso ai Comuni lunedì. L’emendamento, bipartisan e votato dalla camera alta, avrebbe costretto il governo a farsi carico di 3000 bambini siriani non accompagnati sparsi per i campi profughi d’Europa. Ma è stato sconfitto per un pugno di voti, 294 a 276, dopo una giornata di forti pressioni disciplinari esercitate dai capigruppo tory per sedare fastidiosi sussulti d’umanità nei deputati le cui coscienze rifiutavano di ammutolire in nome della realpolitik: in molti, piuttosto che votare contro il proprio partito, si sono astenuti.
La giustificazione del governo e dal ministro dell’interno Theresa May, è ormai ben nota ed è la medesima addotta per accelerare l’abbandono dell’operazione di soccorso nel Mediterraneo Mare Nostrum: entrambe avrebbero incoraggiato il cosiddetto «fattore di attrazione» (pull factor) alle percentuali di persone che scelgono di intraprendere il proprio viaggio verso una vita più umana. Ma arriva dopo una serie di contorsioni sull’argomento, tra cui l’annuncio, la scorsa settimana, che il governo avrebbe accolto 3000 bambini provenienti da campi profughi in Medio Oriente e non in Europa, nel tentativo, evidentemente poi riuscito, di dare un contentino alle coscienze più lacerate tra le sue file.
James Brokenshire, ministro per la sicurezza e l’immigrazione, ha detto che ogni risposta alla crisi «deve fare attenzione a non creare inavvertitamente una situazione in cui le famiglie trovino vantaggioso mandare avanti i bambini da soli o nelle mani di trafficanti, mettendo le loro vite a repentaglio tentando rischiose traversate via mare verso l’Europa.»
Alla fine solo 5 deputati conservatori hanno votato a favore, tra cui Geoffrey Cox, Tania Mathias e Stephen Philips. Per far passare il diniego, il governo ha fatto ricorso a quella che i detrattori hanno definito una «tattica disperata», la norma detta del financial privilege, che consente alla camera dei comuni di “disobbedire” alle prescrizioni dei Lords qualora un emendamento venga ritenuto economicamente oneroso per il cittadino.
Dunque più di settant’anni dopo aver dato una luminosa lezione al mondo in accoglienza e umanità, e di fronte alla crisi umanitaria più grave proprio dalla seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna decide di fare il contrario: sbatte la porta in faccia a 3000 di quei 10000 bambini identificati dall’Europol come dispersi nel vecchio continente durante la fuga dagli orrori della guerra in casa propria e che già sono (o rischiano di diventare) vittime di abuso di sostanze, lavoro minorile e violenze sessuali. E per farlo, imbocca senza imbarazzo un pertugio costituzionale abbastanza meschino.
Immediata e sdegnata la reazione delle Ong e di alcuni deputati Labour e Libdem propugnatori dell’emendamento: l’esito della votazione è stato accolto con una gragnuola di «vergogna» dai banchi dell’opposizione. Per Kirsty McNeill, di Save the Children, il voto è stato «profondamente deludente», il ministro-ombra per l’immigrazione, il laburista Keir Starmer, ha promesso battaglia: «Non possiamo voltare le spalle a questi vulnerabili bambini in Europa: la storia ci giudicherà per questo. La lotta continua» ha detto ai microfoni di Bbc Radio 4.
Se al posto del governo che nel 1939 decise di dare asilo ai bambini in fuga dalla delirante violenza del terzo Reich ci fosse stato quello guidato da David Cameron, Lord Dubs non sarebbe fra noi. Forte anche di questa consapevolezza il peer laburista ha riproposto ieri l’emendamento alla camera dei Lords – dove il governo è in minoranza – in una versione più soft, senza specificare la soglia dei 3000. Il secondo tentativo è stato approvato con una maggioranza schiacciante di 107, e alcuni deputati Tory potrebbero ora approvarlo nel prossimo passaggio ai Comuni.