il manifesto 21.4.16
Scosse politiche e sociali nel «sogno cinese» di Xi
Scaffale.
Dalla politica estera e il terrorismo alla nuova sensibilità sociale e
conflittuale della letteratura degli operai migranti
di Simone Pieranni
L’intento
è pregevole: la casa editrice Carocci ha inaugurato il primo di una
serie di volumi annuali sulla Cina, per darne un’immagine vivida e
originale, capace di spaziare dal dettaglio politico a quello più
culturale e sociale.
Si tratta di Cina Report, il cui primo numero
ha come titolo Politica, società e cultura di una Cina in ascesa –
L’amministrazione Xi Jinping al suo primo mandato – a cura di Marina
Miranda (20 euro). E lo scopo – nei contributi di sinologi italiani – è
indagare questo primo periodo del regno di Xi Jinping da una prospettiva
di studio, provando a capire a che punto è il «sogno cinese» promesso
dal nuovo leader.
La curatrice del volume nell’introduzione
specifica l’intento dell’opera, sancito dall’utilizzo di fonti per lo
più cinesi per una comprensione contestualizzata di quanto accade in
Cina; in questo modo si sottolinea una distanza di metodo rispetto al
lavoro quotidiano dei mass media. Si tratta di una puntualizzazione
ovvia dato che i due mondi dovrebbero riuscire a dialogare, poiché nel
mondo dell’informazione la Cina riveste ormai un ruolo di primo piano ed
è naturale una sua progressiva conoscenza da parte del pubblico, anche
attraverso una proposta informativa che può rischiare la parzialità.
Del
resto gli spazi e le modalità di espressione sono diverse tra un
articolo (che pure può utilizzare fonti in lingua originale) e un
saggio, ma è altresì importante che il mondo della sinologia cerchi di
puntualizzare alcuni aspetti.
Particolarmente interessante nel
volume appare il capitolo dedicato alla lettura degli eventi siriani da
parte della Cina a opera di Sara Pilia. Dall’analisi di articoli scritti
da autori cinesi si evince come Pechino guardi con sospetto a ogni
mutamento di regime nelle aree dove ha interessi; la Cina appare
preoccupata da quanto potrebbe accadere in Africa e – come sottolineato
su Foreign Affair da un analista cinese (ormai la rilevanza
internazionale cinese permette anche di utilizzare fonti originali di
autori che scrivono in inglese su importanti riviste mondiali) – la Cina
sembra possibilista rispetto a una vicinanza con la Russia, purché
questo legame non diventi formalmente un’alleanza, data l’esistenza di
molti potenziali punti di frizione tra i due paesi. Altresì Pechino
appare preoccupata di quanto sta accadendo in Africa, dove i suoi
interessi e investimenti sono ingenti e dunque più a rischio a causa del
dilagare dell’estremismo islamista.
Sulla stampa cinese
analizzata non mancano riferimenti al terrorismo interno, nella regione
del Xinjiang, che da sempre la Cina pone sul piatto della bilancia
internazionale. Pechino sembra disposta a occuparsi del terrorismo
internazionale, purché venga riconosciuto il «suo» problema interno. E a
proposito di questioni interne spicca anche l’analisi del fenomeno dei
cosiddetti «indignati» cinesi (fenqing) contro l’atteggiamento dei media
occidentali rispetto alle isole contese con altri paesi asiatici.
Interessante
è il focus del volume sulla poesia degli operai migranti (dagong shige)
che permette a Serenza Zuccheri, autrice del capitolo, una prima
ricapitolazione della presenza di Antonio Gramsci nella storia sociale
cinese e in seguito una digressione sulla nuova generazione di operai,
distinta dalla precedente disposta ad accettare salari bassi per poi
tornare nelle campagne e comprare una casa.
Ripercorrendo la
nascita del genere poetico «migrante» Zuccheri apre uno squarcio su una
categoria subalterna e, scrive Zuccheri, «quando parliamo di poesia
dagong ci riferiamo a quei componimenti scritti da operai migranti in
possesso di un’istruzione di tipo tecnico- specialistico di livello
medio alto rispetto alla maggior parte dei membri della loro comunità».
Non solo, perché rispetto a una precedente letteratura operaia,
iscrivibile all’interno della «letteratura del dolore» promossa dal
Partito nei primi anni post rivoluzionari, la poesia cui si riferisce
Zuccheri «è una denuncia della crudeltà e disumanità prodotta da un
capitalismo globale presente e non da un’utopia del passato». Storia
subalterna, poetica del conflitto, come testimonia Xi Lizhi, operaio
alla Foxconn di Shenzhen, suicida a 24 anni. Versi che raccolgono una
cruda consapevolezza, secondo cui «nulla potrà in breve tempo cambiare
la loro condizione».
Xi Lizhi solo un mese prima di togliersi la
vita scriveva i seguenti versi: «Voglio scalare un’altra montagna,
provare a richiamare l’anima che ho perso, accarezzare il cielo, toccare
l’azzurro leggero, ma questo non mi sarà possibile, sto per lasciare
questo mondo, e quelli che hanno sentito parlare di me, non saranno
sorpresi».