il manifesto 21.4.16
Renzi sfonda tutti i record dei Tg
di Giandomenico Crapis
Le
cronache, le inchieste, la società? No, in tv la parte del leone la
fanno la politica e i suoi esponenti. Al punto che è legittimo chiedersi
quanto di quello che viene raccontato dai telegiornali, pubblici e
privati, abbia a che fare con la realtà vera o non sia piuttosto un
artefatto ad uso del teatro della politica e dei suoi attori. In paesi a
noi vicini i telegiornali non si sognerebbero mai di dedicare, e non
dedicano, il 60 o il 70% delle notizie a governi, ministri, partiti,
esponenti di partito, amministrazioni politiche centrali o periferiche.
Nell’ultimo
mese, secondo Agcom, il tempo di parola messo a disposizione di
personaggi delle professioni, della scienza, della cultura, del mondo
dell’informazione, dello spettacolo, dello sport, della cronaca, o della
gente comune, è poco più del 20% del tempo complessivo. Quasi tutto il
resto va alla politica. Dopo avere cancellato il paese degli eroi, dei
santi, dei poeti, dei navigatori, i nostri tiggì s’inventano un paese di
capi di governo, ministri, sottosegretari, sindaci e onorevoli.
Accade
ovunque, sia alla Rai che a Mediaset, sia a La 7 che a Sky: Anche la
storica diversità del Tg5, il cui successo nacque sullo spazio riservato
alla cronaca, oggi è cancellata: ammalato di politica il Tg del
biscione dedica ai suoi protagonisti addirittura il 77% del tempo di
parola, un record, seguito dal Tg4 con il 72%, mentre Tg1 e Tg3 si
attestano intorno al 70%.
Viene da chiedersi quanto tutto ciò
faccia bene ai cittadini e se mai ci sia un rapporto tra la crescente
sfiducia nei partiti e questa messa in scena in dosi da cavallo della
politica nazionale. Ma i numeri, preziosi, dell’Autorità ci dicono anche
altro. Ci svelano ad esempio che il TgLa7, pur lontano dai record
iperpolitici del Tg5, è quello dove il Pd copre (col 34,3%) più di un
terzo del tempo di parola dei soggetti politico-istituzionali. Ci fanno
scoprire come il Tg3, pur offrendo il più ampio spazio ai partiti (e in
particolare al Pd, con un 31% che non trova riscontro negli altri tg
della Rai), penalizzi invece più di qualsiasi altro telegiornale
(pubblico e privato) Sinistra Italiana-Sel, concedendo ai suoi esponenti
( con lo 0,56%) la miseria di 38 secondi di parola (Telekabul è un
lontano ricordo).
Sempre quei numeri ci dicono che il M5S, pur
presente, è fortemente sottorappresentato sia sui tg Rai (al Tg3 il 6%)
sia soprattutto su quelli Mediaset (2,8% al Tg4 e 3,6% a Studio Aperto).
Infine ci rivelano come oramai il più filoberlusconiano dei tiggì non
sia la creatura di Emilio Fede, ma Studio Aperto, che regala il 33,5%
del tempo di parola a Forza Italia e i suoi esponenti.
Il
rendiconto di marzo dell’Agcom ci conferma anche che Renzi è sempre più
solo al comando con il 19,89% del tempo di parola e il 23,83% del tempo
di notizia sui tg pubblici, quanto tutte le opposizioni messe assieme:
senza aspettare l’autunno, alla Rai la riforma costituzionale l’hanno
già fatta. L’esposizione del premier, ormai fuori controllo, cresce sia
rispetto ai mesi di gennaio (15,93%) e di febbraio (19,81%), sia
rispetto alla media degli ultimi otto mesi (18%). Vi contribuisce più di
tutti il Tg1 che gli regala uno spettacolare 23,14% del tempo di parola
(più 8% rispetto a febbraio) e il 23,5% del tempo di notizia: nel tg
diretto da Orfeo Renzi parla per 37 minuti e 46 secondi ed è oggetto di
notizia per 2 ore e 30 minuti, primo in assoluto tra i soggetti
politici, compresi partiti e istituzioni. Nel più popolare degli
appuntamenti della rete ammiraglia, il presidente-segretario occupa un
quarto di quello che il telegiornale racconta dell’Italia o del mondo.
Rispetto a febbraio scende, ma di poco, nei tg di Mediaset e La 7, ma
cresce a SkyTg24 (17%). Ancor prima dell’inedito telecomizio, quasi a
reti unificate, della sera di domenica 17 aprile (Rai 1, La7, Rainews e
Sky), un dato risultava già certo e inoppugnabile: è Matteo Renzi il
premier che (almeno dal 2009) più parla ai telegiornali della Rai,
quello più amato dal servizio pubblico. In questo stacca di molto i suoi
illustri predecessori e doppia Berlusconi ai tempi del Tg1 di Minzolini
(vero, poi, anche che era quest’ultimo a parlare per lui).