il manifesto 1.4.16
17 aprile, un sì per la democrazia e la difesa dei territori
L’Associazione
Antimafie Rita Atria è da sempre impegnata sul fronte della difesa dei
territori e dell’ambiente, considerandoli importantissimi per la
democrazia ed espressione di preziosa cittadinanza attiva. Siamo attivi
sin dall’inizio in una lotta importantissima quale quella contro il Muos
e nelle denunce di scempi, devastazioni e malaffari ai danni
dell’ambiente.
Ci siamo schierati da anni siamo al fianco di
comitati, movimenti e cittadini impegnati – in Abruzzo ma non solo
–contro quella che è stata definita la «deriva petrolifera». Il governo
Renzi vuole imporre una svolta decisa verso il petrolio, andando in
tutt’altra direzione rispetto ad altri Paesi (europei e non solo) che
hanno preso e sottoscritto impegni contro i cambiamenti climatici nella
recente Cop21 di Parigi (impegni tra l’altro sottoscritti anche
dall’Italia), con lo «Sblocca Italia».
Contro questa imposizione fortissima è l’opposizione popolare e democratica in tutto il Paese.
Il
referendum del 17 aprile sulla durata delle concessioni sarà parte di
questa mobilitazione. La nostra Associazione sostiene e partecipa ai
comitati locali impegnati per il Si e invita tutti a questo impegno
democratico e in difesa dei nostri territori. Il silenzio e la
disinformazione che i «grandi media», espressione delle più potenti
lobby industriali, politiche, economiche e finanziarie, stanno portando
avanti dimostra quanto temono questo referendum.
Vogliono portare
avanti un modello oligarchico e autoritario dove pochi decidano e siano
favoriti. È una direzione antidemocratica e contraria agli interessi
della collettività. Per questo votare, far votare, sostenere il Si al
referendum del prossimo 17 aprile è preziosissimo per difendere la
democrazia e la possibilità di decidere del futuro nostro, dei territori
in cui viviamo e delle future generazioni. E difenderlo.
Non è
assolutamente vero che il Si al referendum farà perdere migliaia di
posti di lavoro e costringerà alla chiusura di un enorme numero di
impianti ancora utili. Prima di tutto il Si al referendum permetterà ad
una compagnia di sfruttare per almeno 30 anni un giacimento. Qualsiasi
attività, anche le maggiori industrie, hanno l’obbligo di rinnovo
periodico delle autorizzazioni. Perché i petrolieri non dovrebbero?
In
più, come già ha sottolineato il prof. Enzo Di Salvatore del
Coordinamento Nazionale No Triv, «soltanto cinque concessioni scadranno
tra cinque anni. Tutte le altre scadranno tra 10-20 anni» (vedi il
manifesto del 18 marzo scorso).
La realtà è che il settore è già
in crisi, una crisi alla quale chi ci governa finora ha risposto
continuando a favorire pochi industriali e le lobby del settore. Invece
proprio questa crisi, che sta già mettendo a rischio i posti di lavoro,
deve trovare una soluzione che può essere soltanto in una riconversione e
riqualificazione. Infine le riserve estraibili potrebbero, anche se
venissero interamente sfruttate, soddisfare il fabbisogno energetico per
meno di una stagione. E neanche tutto tale fabbisogno perché, come
autorevoli scienziati e i comitati locali hanno dimostrato, il petrolio
estratto in Adriatico non può (per esempio) essere utilizzato per la
benzina utilizzata nelle auto.
Ci dicono invece tutt’altro,
disinformando e costruendo un’informazione allarmistica e favorevole
solo a pochi interessi. Impegniamoci, invece, per il bene comune, la
democrazia, gli interessi di tutti.