Repubblica 1.4.16
Opposizioni unite, No triv ora più forti
M5S
e Lega preparano una mozione di sfiducia contro il ministro Boschi e
attaccano Renzi: “Tutti a casa nel governo c’è un mostruoso conflitto di
interessi”. La minoranza Pd: “All’esecutivo serve un tagliando”
di Tommaso Ciriaco
ROMA.
Non basta lo scalpo del ministro Federica Guidi, le opposizioni adesso
pretendono un passo indietro di Maria Elena Boschi. E mettono nel mirino
anche Matteo Renzi. In prima fila ci sono grillini e leghisti, in
contatto per presentare una nuova mozione di sfiducia contro la
responsabile delle Riforme. «O, se serve - sostiene il capogruppo
leghista Massimiliano Fedriga - contro l’intero esecutivo». Come se non
bastasse, sono pronti a sfruttare lo scandalo lucano sullo smaltimento
dei rifiuti del petrolio per rafforzare la battaglia referendaria contro
le trivellazioni marine. «Tutti a votare sì», suona la carica il
Movimento.
L’intercettazione tra il ministro dello Sviluppo
economico e il suo compagno provoca l’immediata offensiva degli
avversari del premier. «Quella telefonata è una vergogna», sostengono in
coro. Ottenute le dimissioni dell’ex capo dei giovani di Confindustria,
le minoranze non si accontentano. Tenere alta la tensione, questa è la
linea. Sfruttare l’inchiesta della Procura di Potenza per colpire al
cuore il governo. Come? Puntando dritti sui big dell’esecutivo. «Le
dimissioni di Guidi - scrive sul blog Beppe Grillo - dimostrano il
coinvolgimento di Boschi e del Bomba. Lascino subito: la misura è
colma». Che è poi lo stesso ragionamento di Matteo Salvini e Giorgia
Meloni: «C’è un mostruoso conflitto d’interessi di questo governo, al
confronto Berlusconi era una verginella. La vera responsabilità è del
premier».
Già oggi le minoranze decideranno se presentare una
mozione di sfiducia contro la ministra, o contro l’intera compagine del
premier. Al momento, comunque, prevale la tentazione di colpire la
responsabile delle Riforme. Una posizione che non sembra dispiacere a
Forza Italia: «La Boschi lasci», tuona Maurizio Gasparri. E Renato
Brunetta: «La responsabilità politica degli emendamenti alla legge di
Stabilità è sua». Assai diversa è invece la linea della minoranza del
Pd. Duri con Guidi («serve un tagliando al governo», afferma Gianni
Cuperlo un attimo prima delle dimissioni), i bersaniani si mostrano più
cauti quando si parla di Boschi. Certo, Miguel Gotor denuncia «l’aria da
compagniucci della parrocchietta che c’è nell’esecutivo, un impasto di
familismo e doppia morale». Ma nessuno, almeno per adesso, pensa di
votare la sfiducia contro un ministro renziano. Una “tregua” siglata
dalla sinistra interna con gli ambasciatori della segreteria nei minuti
convulsi che hanno condotto all’addio di Guidi.
Il bombardamento
contro l’ormai ex ministra, in ogni caso, prosegue fino a sera. I
cinquestelle rivendicano di aver bloccato «l’emendamento vergogna »
nell’ottobre del 2014, prima che venisse ripescato a dicembre di quello
stesso anno. E anche Italia Unica di Corrado Passera punta il dito
contro lo «sconcertante modus operandi dell’esecutivo». L’unico a
difendere Guidi è allora Silvio Berlusconi. Se la prende, neanche a
dirlo, con le intercettazioni: «Sono un vulnus grave della nostra
democrazia».
Infine il referendum. Le opposizioni già invitano
l’opinione pubblica a reagire allo scandalo sfruttando lo strumento
referendario. «È evidente il legame di Renzi con i petrolieri», attacca
il capogruppo di Sinistra italiana, Arturo Scotto. O, per dirla con il
Movimento: «La miglior risposta a queste indecenze è andare a votare
contro le trivellazioni marine».