il manifesto 14.4.16
La Palestra Popolare incassa e contrattacca
Roma
capitale. Sotto minaccia di sfratto l’esperienza che in 18 anni di vita
a San Lorenzo ha rivoluzionato l’etica della pratica sportiva. Un punto
di riferimento riconosciuto da tutto il quartiere, che rischia di
finire k.o. sotto i colpi del commissario Tronca. Ma siamo solo al primo
round. Domani «colazione resistente» in attesa della forza pubblica
di Samir Hassan
ROMA
Nel novembre del 2006 a Güines, poco più di 30km a sud de L’Avana, la
folla del piccolo pueblo cubano si era radunata nella piazza centrale
vicina al Parque 9 de abril, tra Calle Valdés e San Julian. Sul ring
approntato nel centro della piazza si sfidarono, sull’allora distanza
olimpica di 4 round da 2 minuti, due giovani pugili. Uno di questi, poco
più che ventenne, indossava la canotta della Boxe Roma San Lorenzo.
Perse il match, ma fu una sconfitta formale, pressoché indolore. Per la
prima volta un atleta di una palestra popolare italiana aveva combattuto
a Cuba, patria della migliore tradizione pugilistica mondiale; e questo
fatto era di per sé una vittoria, che il giovane sentiva sua proprio
come la sentiva l’intera comunità della Palestra Popolare.
Questa
comunità, la sua etica e la sua idea di sport, rischiano oggi la
dismissione di fronte all’ennesima forzatura del commissario Tronca,
deciso a strappare manu militari il patrimonio pubblico recuperato e
valorizzato dalla galassia dell’associazionismo cittadino. La lettera di
diffida per il rilascio dell’immobile, giunta a inizio mese
all’Associazione Sportiva Popolare, è l’ultimo tassello di questo
mosaico: un’operazione che mira a cancellare 18 anni di sacrifici e
risultati, che si scaglia contro l’esperienza che per prima, in tutta
Italia, ha portato alla ribalta l’idea dello sport popolare.
Nessuno escluso
Quando
il 25 giugno 1998 i locali Ater di Via dei Volsci 94 vennero occupati,
tutti sapevano che si sarebbe dovuto attendere molto per dotare
nuovamente il quartiere di una palestra. «Si trattava dei locali
dell’ex-Eca (Ente comunale di assistenza), che giacevano in completo
abbandono da oltre 12 anni al centro del quartiere. Occupammo, pulimmo
per settimane. Ci misero le mani 50, 60 o più persone; ognuno diede il
suo contributo. Chi rasando i muri, chi organizzando eventi per
finanziare i lavori», raccontano Paolo Arioti e Mariano Aloisio,
allenatori di pugilato alla Popolare.
«Nel 1999 iniziarono i
lavori: mi ricordo ancora l’impresa titanica che affrontammo per rifare
l’intero impianto fognario, non solo della palestra, ma di tutta la
palazzina. Nonostante il nobile progetto, quello di garantire l’accesso
allo sport a tariffe popolari, non chiedemmo finanziamenti: autogestimmo
tutto, dai lavori alle cene a sottoscrizione, fino ai concerti per le
spese più importanti», puntualizza Mariano. I lavori videro la luce
l’anno seguente: i primi due corsi ospitati nella palestra, quelli di
pugilato e di full contact, partirono a gennaio del 2000. Mano a mano
cresceva la partecipazione del quartiere, il numero dei frequentanti. Il
successo della Popolare iniziava ad aumentare, nonostante a San Lorenzo
si usasse un modo diverso per misurarlo: non il tintinnio delle monete
in una cassa perennemente in rosso – perché sempre reinvestita nelle
strutture – ma la capacità di farsi punto di riferimento in un quartiere
sconquassato dalle logiche di speculazione, ingolfato dai meccanismi
del divertimentificio adiacente l’università.
Il messaggio
politico che queste mura hanno trasmesso è stato quello di saper
dialogare con tutto il quartiere, nessuno escluso, comprese le
personalità non immediatamente riconducibili al bagaglio socio-culturale
di chi ha messo in piedi la palestra. La formazione sportiva di
centinaia di bambine e bambini, il dialogo diretto con le loro famiglie,
la diffusione di un messaggio di sport scevro degli effetti collaterali
della competizione estrema, l’idea della massificazione della pratica
sportiva come veicolo di educazione e inclusione – tutti aspetti che
hanno rivoluzionato l’idea di sport a Roma e in Italia, creando
precedenti di rilievo.
«Nel corso degli anni abbiamo tessuto
rapporti con le scuole pubbliche del quartiere – racconta Alessandra
Carenza, vicepresidente dell’Associazione sportiva Popolare e insegnante
di tai chi e kung fu – e oggi siamo la prima associazione di quartiere
per progetti e bandi scolastici che mirano a insegnare lo sport
attraverso un processo etico diverso, fuori da logiche di sopraffazione e
totalmente inserite in un contesto di rispetto dell’individuo prima
ancora dell’atleta», specifica Alessandra.
14soc1f01 foto pugilato palestra Pierpaolo_Scavuzzo
Palestra Popolare di San Lorenzo (foto Pierpaolo Scavuzzo)
In
un breve saggio raccolto in Sport e rivoluzione (Odradek, 2012), Silvia
Baraldini, parlando della sua esperienza sportiva da detenuta, scrive
così: «La dedizione allo sport è intensa nelle prigioni americane. La
direzione l’incoraggia perché aiuta la gestione pacifica della
popolazione carceraria». La lezione di fondo sembra non essere propria
dell’attuale governo di Roma Capitale. Intervenire a gamba tesa su una
delle esperienze sociali dal più alto valore simbolico in città sembra
essere un punto di non ritorno del braccio di ferro intrapreso da Tronca
nella sua lotta per il ripristino della legalità. Il problema, in
questo caso, è che il pugno di ferro del commissario non tiene conto
delle trasformazioni amministrative che nel corso degli anni hanno
interessato i locali di Via dei Volsci. «La lettera di diffida del
Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale è davvero curiosa», ammette
Giuseppe Libutti, avvocato che sta seguendo la Popolare. «Richiamandosi
alla delibera 140, viene intimato il rilascio dei locali entro 10
giorni, ignorando come dal 2008 l’Associazione Sportiva Popolare avesse
una concessione amministrativa di 6 anni sui locali in questione, dietro
pagamento di un canone di locazione concordato con l’allora
amministrazione capitolina. Curioso inoltre come lo stesso Dipartimento
non abbia mai dato risposta alle richieste di rinnovo della concessione
avanzate dall’associazione», insiste Libutti. Nel marzo 2014, infatti, a
7 mesi dalla scadenza della concessione, l’Asp inizia l’iter
burocratico per il rinnovo. Nessuna risposta, ma anche nessun diniego
quando ogni mese il Dipartimento incassava la mensilità, al punto da far
immaginare che, tacitamente, l’accettazione del bonifico equivalesse a
un rinnovo cui mancava la sola formalizzazione amministrativa.
La mano che non colpisce difende
«Ci
dicono che vogliono riprendere possesso di un locale per poi metterne a
bando la gestione per creare nuovi servizi, ma al contempo tolgono un
servizio riconosciuto dall’intero quartiere e interrompono un flusso
d’entrate nelle casse comunali. Mi sembra una condotta illogica»,
conclude Libutti. Così, in attesa del primo atto di una battaglia che si
preannuncia lunga (venerdì mattina, allo scadere dei 10 giorni, è
attesa la forza pubblica a San Lorenzo, ma ad attenderla ci saranno
centinaia di persone convocate alle 6:30 per una “colazione
resistente”), la Popolare continua la sua attività, cresce l’attenzione
intorno a questa vicenda e si preparano le prime bozze di difesa
giuridica.
Come recita un video che racconta l’esperienza della
boxe a San Lorenzo, girato da una pugile della palestra, «la mano che
non colpisce difende»: la comunità sanlorenzina, supportata
dall’associazionismo cittadino e dai movimenti sociali, è stretta
all’angolo ma sembra aver incassato bene il fendente della diffida. Ora
si prepara a contrattaccare, utilizzando soluzioni che potrebbero
mettere in difficoltà il suo avversario: le urla dei bambini durante le
lezioni di arti marziali, la tenacia di chi fa arrampicata e si libra
nel vuoto, la velocità e l’intuito della squadra di boxe, la forza e il
coraggio di un’esperienza 18enne, oggi pronta più che mai a prendersi le
sue responsabilità per salvaguardare un bene comune.