giovedì 14 aprile 2016

Corriere 14.4.16
L’Antimafia setaccia le liste per i Comuni. Riflettori su Roma
I timori azzurri per Bertolaso, sotto processo
di Claudia Voltattorni

Migliaia di candidati alle comunali, 48 ore per controllare i nomi. Allarme della presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi: Roma sotto la lente d’ingrandimento.
roma Ci saranno migliaia di candidati. E solo 48 ore per controllare tutti i nomi. Oggi basta un’autocertificazione. «Manca un casellario giudiziario dei carichi pendenti, manca una banca dati candidati, degli eletti e della loro situazione giuridica». Inoltre, «non è prevista la presenza di un magistrato nelle commissioni elettorali per gli enti locali». Circa 1.400 Comuni al voto il 5 giugno, almeno 150mila candidati, e pochissimo tempo per controllare tutti. Lancia l’allarme la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi che ieri ha presentato una relazione sulla prevenzione delle infiltrazioni mafiose negli enti locali in vista delle prossime amministrative. E mette Roma sotto la lente d’ingrandimento.
Senza sindaco da 5 mesi, governata da un commissario straordinario (Francesco Paolo Tronca) e sconvolta dall’inchiesta su Mafia Capitale. Le liste dei candidati romani saranno passate al setaccio. «Non facciamo liste di proscrizione», dice Bindi, però «sono i partiti a doversi dare dei codici di applicazione molto più stringenti per selezionare la classe dirigente e mettere sotto osservazione anche le liste civiche». Le istituzioni del Paese, sottolinea, «non hanno gli strumenti anche solo per applicare la legge Severino sull’incandidabilità, servono regole più stringenti». Resta però ancora poco chiaro con cui Bindi vaglierà la presentabilità dei candidati. E proprio uno dei candidati sindaco nella Capitale è sotto processo: l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso (FI) ha due procedimenti in corso, uno sul G8 alla Maddalena, l’altro legato al terremoto all’Aquila. Ha rinunciato alla prescrizione e in caso di condanna in primo grado potrebbe comunque candidarsi (per la Severino la condanna dev’essere definitiva, ndr ), ma la sua situazione creerebbe imbarazzi al partito e a tutto il centrodestra che a Roma non ha trovato un nome unico su cui puntare.
Sotto esame anche altri Comuni. Sono quelli sciolti per mafia, che negli ultimi 3 anni hanno avuto una commissione d’accesso e sono in amministrazione straordinaria e ordinaria e quelli che vanno al voto per pregresso scioglimento per mafia e mai tornati alle urne. Tra questi, Platì, San Luca, Battipaglia, Brescello. Ma il problema, dice Bindi, riguarda tutta Italia: «Sarebbe urgente un provvedimento del governo per sanare alcune situazioni: sono proprio le amministrazioni locali il primo varco delle mafie. Basterebbe allungare di una settimana la valutazione delle candidature», e «ogni candidato dovrebbe portare il certificato penale». Infine, «togliamo l’obbligo della residenza nel Comune per il presidente di seggio: in alcune realtà è un’istigazione alla complicità».