il manifesto 14.4.16
Dilma Rousseff sulla graticola
Brasile. Da venerdì a domenica si discute l’impeachment
di Geraldina Colotti
Il
Brasile nella bufera. La procedura di impeachment nei confronti della
presidente Dilma Rousseff sta andando avanti e lo scontro istituzionale
si trasferisce nelle piazze. I manifestanti continuano ad affluire nella
capitale, pronti a intervenire contro «il golpe istituzionale» delle
destre, decise a farla finita con il governo del Partito dei lavoratori
(Pt). Studenti, lavoratori e difensori dei diritti umani, riuniti nel
Frente Brasil Popular (Fbp) da ieri hanno piantato le tende e dato luogo
al Campamento Nacional en Defensa de la Democracia. Domenica, oltre
100.000 persone si mobiliteranno a ritmo di funk nella spiaggia di
Copacabana, convocati dall’organizzazione Huracan 2000, che usa il ritmo
musicale come forma di lotta contro la violenza nelle favelas
brasiliane.
Lunedì, la Commissione speciale creata dalla Camera
dei deputati per analizzare la richiesta di impeachment, ha dato il via
libera al processo per 38 voti a favore contro 27. La presidente ha
definito «eroi della democrazia» quelli che hanno fatto opposizione al
provvedimento: «Sono 27 eroi della democrazia, di undici diversi
partiti, quelli che hanno avuto il coraggio di rigettare un processo che
si è trasformato nello strumento di una frode», ha scritto in twitter
rilevando che i 27 rappresentano comunque il 41,5% dei votanti della
Commissione.
Un «buon segnale» per il Parlamento che, da venerdì a
domenica prossima discuterà se mandare avanti il processo o
archiviarlo. Perché la procedura contro Dilma avanzi, occorre che venga
votata dal 67 % dei deputati: 342 su 513. Rousseff ha sempre negato di
aver commesso il «crimine di responsabilità» di cui viene accusata per
aver contrattato illegalmente crediti aggiuntivi con la banca pubblica
alfine di finanziare i piani di governo senza far comparire il buco nel
bilancio. Una pratica consueta in tutti i governi, ma usata a pretesto
dalle destre per sbilanciare i fragili equilibri parlamentari esistenti
dopo la vittoria per scarso margine con cui Rousseff ha ottenuto il suo
secondo mandato.
Se il Parlamento brasiliano conferma, con
maggioranza qualificata l’impeachment, la decisione passa al Senato, i
cui membri (81) decideranno a maggioranza semplice se dar corso al
giudizio politico. La presidente verrà allora sospesa dall’incarico per
un periodo di 180 giorni, in attesa della supervisione del Tribunale
supremo. La sostituirebbe il vice Michel Temer, anch’egli inquisito per
lo stesso tipo di reato. Sia Temer che il presidente della Camera,
Eduardo Cunha, appartengono al Partito del movimento democratico (Pmdb),
il principale partito della coalizione governativa, che ha recentemente
ritirato il suo appoggio al Pt. Il Pmdb è una formazione che ha sempre
determinato gli equilibri istituzionali e che è pesantemente coinvolta
nel sistema di corruzione evidenziato dalla tangengopoli brasiliana
(Lava Jato). Cunha, che ha messo in moto la denuncia contro Rousseff e
che ne ha pronte altre 9, è sotto processo per corruzione.
Lunedì è
stata diffusa per errore la registrazione di un discorso di Temer nel
quale appaiono chiari i piani per assumere la presidenza e per imporre
gli aggiustamenti neoliberisti richiesti dai poteri forti. Anche il
Partito Progressista (Pp) ha detto che la maggioranza dei suoi 47
deputati voterà contro Dilma. E mentre i presidenti socialisti
dell’America latina hanno dato appoggioa Rousseff, il direttore della
Central Unica de Trabajadores (Cut), Julio Turra, ha accusato gli Usa di
essere gli ispiratori di un «golpe istituzionale», simile a quello che
ha deposto Zelaya e Lugo, in Honduras e in Paraguay. Obama ha dichiarato
di confidare nelle istituzioni brasiliani per una soluzione della
crisi.
La Unasur ha invece espresso viva preoccupazione per gli
attacchi contro Rousseff. Intanto, le sinistre latinoamericane si
mobilitano a difesa di Dilma e di Lula da Silva, il candidato alle
prossime presidenziali del 2018 che la presidente ha nominato capo di
gabinetto e che le destre vorrebbero mandare in galera per l’inchiesta
sulle tangenti della petrolifera Petrobras. E sono in molti a denunciare
l’uso politico della magistratura amplificato dai grandi media.