il manifesto 13.4.16
Un colpo al quorum
Referendum. Se le
astensioni affosseranno il voto per il premier non ci sarà nessuna
gloria. Sarà stato merito del trucco di gonfiare il fronte del "no" con
l'area del non voto. Ma se i votanti supereranno il 40% la sconfitta
politica sarà netta
di Andrea Colombo
Domenica
prossima quattro delle cinque massime cariche istituzionali andranno a
votare per il referendum, incluso il capo dello Stato Sergio Mattarella.
La quinta carica, il presidente del consiglio Renzi, inviterà
all’astensione. Non è una figura smagliante.
Andranno a votare
tutti quelli che vogliono impedire che, in nome degli interessi dei
petrolieri, venga messo a rischio il mare, che incidentalmente è anche
risorsa economica: la principale per alcune aree del Paese. Ma ci
andranno anche molti che sono interessati più a sconfiggere l’arroganza
di Renzi che non alle trivelle. Una conseguenza della strategia
aggressiva adottata da Renzi stesso.
Se le astensioni impediranno
il quorum per il gran capo non ci sarà nessuna gloria. Sarà stato merito
del trucco di gonfiare il fronte del “no” con l’area del non voto, e se
i votanti supereranno il 40% sarà comunque una sconfitta politica
netta.
Tanto più dopo uno scandalo Tempa Rossa molto lontano
dall’essersi esaurito, il premier ci farà la figura di chi si è speso a
più non posso a esclusivo vantaggio di chi già paga tasse ridicole e
grazie al prolungamento delle concessioni approfitterà della franchigia
per non sborsare più nemmeno quei quattro soldi. Se il quorum sarà
raggiunto in compenso, il referendum sarà per Renzi lo svincolo per
viale del Tramonto.
Inevitabile chiedersi chi glielo abbia fatto
fare, perché il ragazzo abbia puntato tanto su una sfida nella quale ha
comunque tutto da perdere e niente da guadagnare, e alla quale si
sarebbe potuto sottrarre senza sforzo? Domanda che fa il paio con
un’altra che da un po’ circola impetuosa nei corridoi della politica,
inclusi quelli popolati dai soldatini di Matteo: chi glielo fa fare a
insistere su una legge elettorale, l’Italicum, che pare scritta a misura
di M5S?
Con l’Italicum Renzi si priva del principale argomento
contro gli orfani di Casaleggio: «Quelli non vogliono accordi con
nessuno, voto sprecato». Con la legge elettorale, quel limite sarà
mutato per magia in pregio. Certo l’Italicum farà fuori la destra, che
però aveva già provveduto da sola. In compenso rafforzera chi già si
stava irrobustendo a vista d’occhio.
La risposta a entrambi i
quesiti sta nella visione della democrazia di Renzi, derivante più dal
carattere che da dotte riflessioni. Renzi detesta i soggetti di
intermediazione, come i sindacati, la magistatura o il suo stesso
partito. Intende il capo del governo come un amministratore delegato
onnipotente, nominato dagli azionisti una volta ogni cinque anni. Che da
quel momento non debba rispondere più a nessuno. Per questo ha vissuto
il referendum sulle trivelle come un attentato al proprio ruolo ed è
pronto a rischiare tutto con l’Italicum pur di non dover mediare. Per
questo adora Marchionne, stessa pasta, e per questo abusa così tanto
della delega.
In questo senso, il giovanotto rappresenta davvero
un’anomalia nella democrazia italiana che nella mediazione, a volte nel
bene, altre nel male, ha sempre creduto. Ogni paragone con Silvio
Berlusconi, mediatore anche oltre tempo massimo, si rivela qui in tutta
la sua superficialità.
È una concezione della democrazia e a
qualcuno piace. Sono in tanti,ormai, a vedere la democrazia partecipata o
parlamentare come impacci per gli “uomini del fare”. Se siano in molti o
in pochi a gradire il modello lo si comincerà a capire davvero domenica
prossima.