il manifesto 13.4.16
Quello che non si sa di Ettore Majorana
Cinema.
«Nessuno mi troverà» di Egidio Eronico, da giovedì 13 in sala, torna
sul mistero del fisico scomparso. Un’investigazione contro i luoghi
comuni
di Cristina Piccino
Racconta Egidio
Eronico che questo suo film nasce soprattutto dal desiderio di
trasformare il personaggio Ettore Majorana in una persona liberandolo
dalla «vulgata» che nel tempo lo ha voluto come un solitario, uno
scontroso, un misantropo. Ed è solo una piccola parte della letteratura
cresciuta intorno al fisico siciliano scomparso a trentadue anni, il 27
marzo del 1938, sul traghetto verso Palermo, dopo avere scritto una
lettera all’amico e collega dell’Istituto di Fisica a Napoli, Antonio
Carrelli, in cui chiedeva di perdonarlo per i disturbi che la sua
sparizione avrebbe causato. E una nota di poche righe alla famiglia,
lasciata sul tavolino della stanza di albergo dove alloggiava nel
capoluogo partenopeo, in cui li pregava di «non indossare il lutto».
Smentisce
però la prima con un telegramma che ne annunciava un’altra nella quale
allo stesso Carrelli Majorana diceva che sarebbe tornato. «Il mare mi ha
rifiutato …». E poche righe dopo: «Non prendermi per una ragazza
ibseniana…». Però non tornerà mai più entrando nella leggenda che cresce
inevitabilmente di fronte al vuoto. Può essere morte ma non c’è un
corpo e allora può essere tutto, ovunque, altrove. Nessuno mi troverà –
nelle sale da domani – è una ricerca, un’investigazione anche emozionale
che a partire dalle ricerche di Francesco Guerra e Nadia Robotti
intreccia molte voci, tra cui il nipote di Majorana, Ettore jr., anche
lui fisico, Massimo Onofri, Etienne Klein, Jordi Bonellis. E poi le
lettere, gli archivi, le testimonianze d’epoca, le indagini condotte in
modo troppo frettoloso anche se la famiglia si rivolse persino a
Mussolini – ma sembra che l’accorata richiesta della madre di Majorana
non sia mai arrivata sul tavolo del Duce. Per i più era morto pure se
tanti dettagli apparivano strani, quei soldi ritirati prima di partire,
qualcuno che dichiarò di averlo visto a Napoli dopo la scomparsa.
Le
ipotesi nel tempo si moltiplicano. Si è rinchiuso in convento, è andato
in Germania, si è nascosto anche se per una figura pubblica come la sua
appare difficile in quegli anni sfuggire all’Ovra, la polizia politica
fascista. Si parla di dissidi tra lui e Fermi soprattutto ma anche coi
vecchi compagni come Emilio Segrè. Lo identificheranno pure con un uomo
fotografato accanto al nazista Eichmann in fuga in Argentina,
avvalorando così la tesi della decisione di lavorare per il nazismo.
Majorana, «un conservatore», non aveva mai nascosto di ammirare
l’organizzazione scientifica tedesca, aveva vissuto a Lipsia qualche
tempo prima però dell’arrivo al potere di Hitler.
Sciascia nel suo
La scomparsa di Majorana proietterà su di lui la sua riflessione bella e
appassionata sulla scienza e i suoi limiti, cosa si può accettare e
quando invece arretrare pensando alle conseguenze delle proprie
scoperte, ai rapporti col potere. L’atomo, che era il campo di ricerca
di Fermi e dei ragazzi di via Panisperna, con le sue conseguenze
tragiche.
Eronico nel film che ha come sottotitolo «Majorana
Memorandum»non cerca impossibili certezze ma nemmeno risposte defnitive.
Riempie i «vuoti» narrativamente e li restituisce così come la prima
persona di Majorana con l’animazione (disegni e illustrazioni di
Leomacs): la notte sul traghetto, le ipotesi di altre vite, l’atmosfera
soffocante dell’Italia fascista, le ore passate al bar a fumare.
Nessuno
mi troverà non è un biopic, si ferma alla scomparsa e intorno a questa
ragiona, scava, accumula idee cercando, appunto, di uscire fuori dai
luoghi comuni o dalle semplificazioni. Rimane il mistero che va al di là
di sé stesso e insieme illumina un pezzo di storia italiana con qualche
paradosso ancora attuale.