il manifesto 12.4.16
Sanders nel teatro di Apollo ad Harlem
Primarie
Usa. La primaria di New York è decisiva in campo democratico. Il
senatore del Vermont sfida la'ex first lady a Manhattan e conquista il
cuore della base giovanile afro-americana
di Marina Catucci
NEW YORK La chiamano “la battaglia di New York” e mai definizione è stata più calzante per queste primarie americane.
Solitamente
ad aprile, quando si arriva al voto nei grandi stati, i giochi sono
fatti, ma non quest’anno, visto che si parla di convention contestata
tanto per i repubblicani (dove è più probabile) che per i democratici, e
la battaglia elettorale è in pieno svolgmento; così, a una settimana
dal comizio di Clinton, Sanders si rivolge alla comunità afro-ameiricana
parlando dallo stesso palco scelto da Hillary (e prima di lei da
Obama), quello dell’Apollo theatre.
“I sondaggi che riconoscono a
Clinton un vantaggio tra gli afro-americani sono datati – dice Nadia,
trentenne afro-americana – si riferiscono all’inizio della campagna,
quando in pochi conoscevano Sanders. Ora sta diventando chiaro come lui
sia il candidato più vicino ad Harlem. È un figlio di immigrati, nato
povero, in periferia e dall’altra parte abbiamo una ricca ragazza
bianca”.
Ma non sono solo le radici di Sanders ad essere
applaudite all’Apollo. Quando entra sul palco, con la testa incassata
tra le spalle e comincia a parlare con la voce rauca dai numerosissimi
comizi che sta tenendo a New York, tra il pubblico scende il silenzio.
Sanders
per prima cosa abbraccia Harry Belafonte, attivista quasi novantenne
che invita tutti ad andare a votare, a rispettarsi tramite il diritto di
voto e a votare per Sanders.
Ma la presenza più importante per il
governatore del Vermont è quella di Erica Garner, figlia di Eric,
ucciso per soffocamento dalla polizia di New York mentre, disarmato e a
terra, chiedeva di allentare la presa perchè non riusciva a respirare.
Erica
è sul palco (mentre sua nonna è tra il pubblico) e difende la
candidatura di Sanders contro quella di Clinton, che sin dall’inizio ha
goduto dell’appoggio delle madri di Black Lives Matter e generalmente di
una grossa parte di movimento che vede in lei la candidata con gli
appoggi necessari per sostenere la causa dei diritti degli
afro-americani.
“Sono convinto che Sanders potrebbe arrivare là
dove non è riuscito ad arrivare Obama – dice Tom, cinquantenne
afro-americano – e con mezzi diversi da quelli di Hillary, più puliti.
Quello che dice è vero: il problema razziale ha radici nel problema
economico”. Un concetto su cui Sanders non da oggi insiste moltissimo.
Il
suo discorso va a braccio ed è tutto rivolto a questo pubblico, non una
replica di uno dei cinque comizi precedenti fatti in questo stesso
giorno in altri quartieri di New York.
Parla della violenza della
polizia, vuole un corpo di polizia rispettato e non temuto, in grado di
non usare un’arma come prima soluzione ma come ultima spiaggia, parla di
un sistema giudiziario che non penalizzi la comunità nera e di
terminare la guerra alla droga, anche decriminalizzando la marijuana.
“I
bianchi fanno uso di marijuana tanto quanto i neri, ma in prigione per
uso di marijuana vanno quasi solo i neri. Beh, questo è indicativo e
questo deve finire”, dice dal palco scatenando un mare di applausi.
Spiega
come la disparità economica si intrecci col problema razziale, concetto
portato avanti anche da alcuni leader religiosi di Black Lives Matter,
come il gramsciano reverendo Sekou; risponde a domande dal pubblico e
parla di gentrificazione, dell’importanza di avere quartieri che non
diventino ghetti per bianchi ricchi mentre le minoranze son relegate in
periferie dormitorio.
Continua parlando di diritto allo studio:
“Per la mia generazione era importante avere un diploma per avere un
lavoro qualificato. Ora serve una laurea, per questo servono università
pubbliche, accessibili a tutti. C’erano, in America esistevano, qui a
New York, in California, alcune delle nostre migliori menti vi si sono
laureate. Bisogna ripristinarle”.
“Voterò per lui, per il buon
senso – dice Will, 27 anni, avvocato afro-americano – i sondaggi dicono
che Sanders è in vantaggio con i giovani di cultura superiore. Io, come
molti qua, sono un giovane professionista e sono afro-americano. I miei
genitori, invece, sono per Hillary, io sto cercando di convincerli”.
E
quando un provocatore chiede a Sanders del suo appoggio ad Israele, in
quanto ebreo, Sanders risponde parlando, da ebreo, dei diritti della
Palestina e a quel punto l’applauso diventa lunghissimo.