venerdì 1 aprile 2016

il manifesto 1.4.16
Inchiesta sull’attico che scotta
Vaticano. Indagati due ex manager del Bambin Gesù per la vicenda della casa di Bertone. Giuseppe Profiti, ex presidente del Cda dell’ospedale pediatrico, e Massimo Spina, ex tesoriere, accusati di peculato, appropriazione e uso illecito di denaro
di Luca Kocci

ROMA L’appartamento dell’ex segretario di Stato vaticano, il cardinal Tarcisio Bertone, continua a far parlare di sé. Ieri il Vaticano ha confermato un’anticipazione dell’Espresso: Giuseppe Profiti, ex presidente del Consiglio d’amministrazione dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù, e Massimo Spina, ex tesoriere, sono indagati dalla magistratura vaticana. L’accusa sarebbe di peculato, appropriazione e uso illecito di denaro. Avrebbero cioè utilizzato i soldi della Fondazione «Bambin Gesù» per pagare i lavori di ristrutturazione dell’appartamento vaticano dell’ex segretario di Stato che, secondo il settimanale, sarebbero costati 422mila euro (e che in passato Bertone ha sostenuto di aver pagato di tasca sua, per un importo di 300mila euro). Contestualmente il vicedirettore della Sala stampa della Santa sede, Greg Burke, precisa che «Bertone non è indagato».
L’Espresso in edicola oggi pubblica un’inchiesta di Emiliano Fittipaldi – autore del bestseller Avarizia, sotto processo in Vaticano insieme a Gianluigi Nuzzi (autore di Via Crucis) – a monsignor Lucio Vallejo Balda e a Francesca Immacolata Chaouqui, in passato componenti della Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative della Santa sede, nell’ambito dell’inchiesta “Vatileaks” sulla divulgazione di documenti riservati – sul caso «attico di Bertone».
In particolare il settimanale rende noto un carteggio fra Profiti e Bertone risalente al novembre 2013. In una lettera del 7 novembre, Profiti propone al cardinale di ospitare, in «quella che sarà la dimora dell’Eminenza vostra», una serie di «riunioni e incontri con i più rappresentativi referenti delle istituzioni politiche ed economiche» per «veicolare progetti e istanze» dell’ospedale. La presenza di Bertone, scrive Profiti, «sarebbe garanzia certa di successo in quanto a partecipazione e relativamente nei successivi ritorni istituzionali ed economici». Per questo motivo, scrive l’ex presidente del Bambin Gesù, «sia gli incombenti necessari a realizzare in modo adeguato quanto occorrente a ospitare tali incontri quanto gli oneri per il loro svolgimento» sarebbero a carico della Fondazione».
Il giorno dopo parte la risposta di Tarcisio Bertone, che accoglie la proposta, precisando «che sarà mia cura fare in modo che la copertura economica occorrente alla realizzazione degli interventi proposti nella documentazione che allego, venga messa a disposizione della Fondazione a cura di terzi, affinché nulla resti a carico di codesta Istituzione».
Con questa risposta, spiega l’avvocato di Bertone, Michele Gentiloni Silveri, il cardinale chiarisce la propria volontà «di nulla porre a carico della Fondazione ’Bambin Gesù’», precisando che sarà sua cura «procedere alla ricerca di finanziamenti per lavori da espletarsi nell’appartamento. Successivamente – prosegue l’avvocato Gentiloni Silveri – il cardinale Bertone, non avendo ricevuto sussidio da parte di terzi, ha pagato personalmente l’importo richiesto dal Governatorato in relazione ai lavori effettuati nell’appartamento a lui assegnato e di proprietà di quest’ultimo. Il cardinale ribadisce di non aver mai dato indicazioni, o autorizzato, la Fondazione ’Bambin Gesù’ ad alcun pagamento in relazione all’appartamento da lui occupato».
Inappuntabile. Però a questo punto non si spiega per quale motivo mesi fa lo stesso cardinal Bertone avrebbe versato 150 mila euro alla Fondazione «Bambin Gesù», come dichiarato a dicembre dalla nuova presidente del Consiglio d’amministrazione dell’ospedale, Mariella Enoc: «Il cardinal Bertone non ha ricevuto direttamente del denaro, ma ha riconosciuto che abbiamo avuto un danno e quindi ci viene incontro con una donazione di 150 mila euro». Se la Fondazione non ha speso un centesimo, quale «danno» avrebbe subito che Bertone si è poi sentito in obbligo di risarcire?
L’inchiesta andrà avanti e, forse, i dubbi verranno chiariti.