domenica 3 aprile 2016

Corriere Salute 3.4.16
Anche il valore premonitorio adesso viene riabilitato
di D.d.D.

L’interpretazione dei sogni è considerata una delle principali scoperte della psicoanalisi, ma la sua importanza è ridimensionata da ricerche recenti. «Freud pensava che con il cosiddetto lavoro onirico l’inconscio mascherasse con simboli le parti del sogno più disturbanti affinché il sognatore non si svegliasse, e in questo senso lo definì un guardiano del sonno » dice Paolo Migone, condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane , che quest’anno celebra i 50 anni di pubblicazione ininterrotta. «Il sogno, come certi sintomi nevrotici, per Freud permetteva la gratificazione di desideri proibiti senza sensi di colpa. In realtà oggi molti psicoanalisti sono vicini a posizioni cognitiviste, secondo le quali i sogni rappresentano la rielaborazione di contenuti mentali diurni a scopo di problem solving , o di preparazione a situazioni che si devono affrontare nei giorni seguenti. Si potrebbe richiamare il concetto di sogno premonitore , di cui parlò Carl Gustav Jung, un autore rivalutato grazie al suo lavoro sui sogni. Resta però il fatto che fu proprio lavorando sui sogni che Freud elaborò una delle sue più importanti teorie, tuttora valida: il funzionamento mentale secondo il cosiddetto processo primario , attivo nei sogni, e caratterizzato, tra l’altro, dall’assenza del principio di contraddizione e del senso del tempo, e il cosiddetto processo secondario che invece segue il principio di realtà». Attualmente molti psicoanalisti non interpretano più i sogni in termini di contenuti da svelare, ma rimangono sul suo contenuto manifesto.
«Nel lavoro psicoanalitico molti oggi tentano di ampliare il sogno in senso ermeneutico, ossia utilizzandolo come un’occasione per conoscere ed esplorare il mondo interno del paziente», conclude Paolo Migone.