Corriere 8.4.16
L’alleanza Moratti-Attali contro la dittatura del Pil
L’economista francese a San Patrignano con l’ex sindaca di Milano: Manifesto per il «capitalismo paziente»
DAL NOSTRO INVIATO
SAN
PATRIGNANO Un «Manifesto contro la dittatura del Pil». E a lanciarlo
non è un centro sociale: è Letizia Moratti, poco prima di sedersi a
tavola tra questi circa 1.300 che un giorno erano tossici e ogni giorno
lavorano, adesso, per non esserlo più. Perché la vita — dice — non si
misura solo in soldi ma in qualità della medesima, giustizia, scuole per
tutti, aria pulita, ruolo delle donne, integrazione, natalità, servizi,
insomma in totale 39 fattori che messi insieme, loro sì, misurerebbero
la vera positive economy . Quella che l’economista Jacques Attali, di
fianco a lei, traduce in «capitalismo paziente». E che Letizia Moratti,
per quanto riguarda l’Italia, vorrebbe tanto far partire da Milano:
«Spero che la mia città possa essere la prima ad adottare gli indici
dell’economia positiva». Il modello, fatte le debite proporzioni, è
indicato proprio da Attali in questo posto coi suoi vigneti e
laboratori, tessuti e formaggi, aziende e attività sociali che da anni
ne fanno una specie di repubblica autonoma: San Patrignano.
È
ancora qui infatti, nella comunità fondata negli anni 70 da Vincenzo
Muccioli e a cui la famiglia Moratti è legata da sempre, che si sta
svolgendo tra ieri e oggi la terza edizione del «Positive Economy
Forum». Con relatori da ogni campo e tutto il mondo, artisti e
imprenditori, politici e filosofi. L’economista francese ne riassume la
filosofia: «Al capitalismo aggressivo noi contrapponiamo un capitalismo
paziente, che pensi al futuro delle prossime generazioni». Una cosa che
si può misurare, dice, con gli indicatori di cui sopra: «In base ai
quali — aggiunge purtroppo — l’Italia è attualmente al terzultimo posto
tra i Paesi Ocse, seguita solo da Grecia e Turchia».
L’ex sindaco
di Milano dice che qualcosa è stato fatto, per esempio che l’Italia è il
solo Paese con gli Usa ad aver incentivato anche il lato «etico» delle
imprese. In compenso non si fa problemi a bollare tra gli esempi di
«economia negativa» multinazionali come «la Monsanto che in soli nove
anni in India ha costruito un monopolio sui semi di cotone» per cui «ciò
che prima costava ai contadini 9 rupie oggi costa 400 volte tanto».
Molti sono d’accordo sui principi, dice, ma è ora di far pressione sui
governi affinché traducano le parole in fatti: di qui la volontà di
definire al più presto quel Manifesto scritto. Con obiettivi precisi e
tante firme prestigiose in fondo. «Questi due giorni — dice — saranno
l’inizio».
Paolo Foschini