Corriere 8.4.16
Il sistema Mossack Fonseca: da Panama a Las Vegas la ragnatela dell’evasione
di Giuseppe Sarcina
PANAMA
Dall’enorme massa dei «Panama Papers» si possono ricavare alcune
tabelle politicamente micidiali. No, questa volta i nomi dei vip, dei
politici o dei calciatori, non c’entrano. Sono, invece, numeri
dall’impatto potenzialmente dirompente. Lo ha fatto capire in modo
ruvido il presidente di Panama, Juan Carlos Varela, ai 45 ambasciatori
di tutto il mondo, convocati mercoledì 6 aprile: non potete trattarci da
delinquenti, questo caso riguarda tutti.
Lo studio Mossack
Fonseca, l’epicentro dello scandalo, è specializzato da 40 anni nella
costituzione di società anonime. Nessuno, tranne l’avvocato che ha
firmato la paginetta di incorporazione, conosce i reali proprietari di
una scatola vuota, pronta per qualsiasi uso: evasione fiscale,
riciclaggio di denaro, investimenti mascherati.
Dai documenti,
piano piano, sta emergendo la prima mappa concreta di come funziona la
rete mondiale dei paradisi fiscali. Non una ricerca, non un bel libro di
denuncia, ma la pianta organica puntuale di relazioni, di complicità,
forse anche di corruzione a livello planetario.
Dai dati sottratti
agli archivi dello studio, i «Panama Papers» appunto, risulta che, nel
corso dei decenni, sono state costituite circa 250 mila società anonime.
Bene: tutte sono state confezionate dai sarti di Panama, ma la maggior
parte è stata poi etichettata con più di 20 legislazioni. Quali? Ecco le
principali. Quasi la metà, circa 113 mila società hanno il marchio
giuridico delle Isole Vergini Britanniche, un territorio caraibico del
Regno Unito. Attenzione a questo passaggio delicato e pieno di
implicazioni. Il sovrano delle Isole Vergini è la Regina Elisabetta II: a
lei risponde il Governatore che, a sua volta, nomina il primo ministro.
Per il momento il premier britannico David Cameron si è dovuto
impegnare a fondo per spiegare come e perché il nome di suo padre sia
finito nei registri di Mossack Fonseca. Ma sarà interessante anche
capire come e perché un territorio della Corona sia stato per quasi
mezzo secolo la sponda principale di un Paese che ancora l’altro ieri
Angel Gurrìa, segretario generale dell’Ocse (l’Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico) ha definito «l’ultimo bastione
dell’evasione fiscale nel mondo».
Nella lista delle legislazioni
più usate seguono le destinazioni classiche: la stessa Panama (quasi 50
mila società anonime), Bahamas (16 mila); Seychelles (16 mila); Niue,
isola nel Pacifico associata alla Nuova Zelanda (9 mila); Samoa (5
mila); Anguilla Britannica (3 mila), altro territorio d’oltremare della
Corona per cui vale lo stesso discorso delle Isole Vergini. Chiudono
l’elenco altre tre entità che hanno prestato la propria legislazione
alle società anonime costituite da Mossack Fonseca. Sono realtà di peso.
Il Nevada, innanzitutto, (circa 1000 società): «lo Stato di Las Vegas y
de Fonseca», scherzano qui a Panama. Il presidente degli Stati Uniti,
Barack Obama, l’altro giorno ha avuto parole dure contro l’evasione
fiscale. Certo, da tempo l’estrema «flessibilità giuridica» del Nevada è
tema di polemica negli Usa. Ora, però, ci sono le carte e tra non molto
verranno fuori anche i nomi dei singoli e delle società che hanno usato
quelle scatole vuote. Nel libro mastro compare anche Hong Kong, ma
probabilmente per fatti precedenti al 1987, quando l’ex Colonia
britannica passò alla Cina. Il Regno Unito, comunque, sbuca, sia pure
con poche centinaia di unità, anche qui.
Ma non è tutto. Negli
anni, il «buffet» Mossack Fonseca, ha avuto contatti con più di 14 mila
tra banche e filiali. Una rete impressionante, manco fosse la Fed o la
Bce. A questi si aggiungono centinaia di altri intermediari:
rappresentanti legali, finanziarie, consulenti, fondazioni. Anche questa
è una tabella da leggere in chiave geopolitica, con l’avvertenza che le
cifre sono arrotondate. Al primo posto Hong Kong (3 mila intermediari);
poi il Regno Unito (1.900); la Svizzera (1.300); gli Stati Uniti (600);
la stessa Panama (550); Guatemala (450); Lussemburgo (400); Brasile
(380); Ecuador (300); Uruguay (290). Il mondo parallelo di Mossack y
Fonseca è grande e, soprattutto, vario .