Corriere 8.4.16
CRESCE IL RISCHIO DI UNA PULIZIA ETNICA NELLA PALMIRA «LIBERATA» DA ASSAD
di Lorenzo Cremonesi
L
a comunità internazionale plaude la cacciata di Isis da Palmira. Un
sentimento corroborato dalle prime informazioni, per cui pare che le
distruzioni delle stupende rovine grecoromane catalogate come patrimonio
dell’umanità dall’Unesco siano meno gravi di quanto temuto. Ma che
accade ora alla sua popolazione? Non c’è il rischio che le truppe legate
al regime di Bashar Assad compiano l’ennesima pulizia etnica?
Il
dubbio è più che lecito. Sono gli stessi abitanti locali a lanciare
l’allarme. «Praticamente nessuno dei 55.000 residenti sunniti di
Palmira, Tadmor come la chiamiamo noi, può tornare alle sue case. La
dittatura di Bashar ci accusa di essere tutti pro Isis. I giovani maschi
vengono uccisi sul posto», ci dice per telefono Ayman al Jemaiel, un
residente di Palmira la cui famiglia è ora scappata a Homs. A dare la
caccia agli abitanti sunniti non sono solo i soldati del regime, ma
soprattutto le milizie sciite dell’Hezbollah libanese. «Hezbollah detta
legge. I suoi uomini hanno preso la città con la copertura
dell’aviazione russa e adesso fanno da padroni. Tanti di noi sono
diventati profughi in cammino verso la Giordania e Raqqa», aggiunge. Una
denuncia confermata dai profughi di Palmira che di recente hanno
raggiunto le milizie sunnite ribelli nelle zone di Aleppo e Idlib. E
indirettamente confermata anche da Bryan Denton, un fotografo del New
York Times che racconta di aver raggiunto la città scortato dai
portavoce dell’Hezbollah sabato scorso. Nel suo articolo Denton descrive
il problema delle cariche inesplose lasciate da Isis per rallentare
l’avanzata nemica. Ma aggiunge anche che la città è deserta e che i
nuovi «liberatori» non sono affatto certi che la popolazione potrà
tornare alle sue case, «altrimenti Isis tornerà con loro». L’ennesima
prova che il conflitto contro il Califfato nasconde in effetti una
lacerante guerra civile regionale dai risvolti politici, religiosi e
sociali.