lunedì 4 aprile 2016

Corriere 4.4.16
Alessandro Di Battista
«Porteremo il premier in Aula. La mozione di centrodestra? Se ci soddisferà la voteremo»
di Emanuele Buzzi

Di Battista: M5S punta su Roma e sul quorum il 17 aprile
Milano «Il nostro obiettivo è vincere a Roma, raggiungere il quorum per il referendum del 17 (ed è complicatissimo ma ci proveremo) e mettere in luce gli errori macroscopici che sta facendo il Pd»: Alessandro Di Battista rilancia.
Matteo Renzi ha detto che vi querela tutti: stavolta non avete esagerato?
«Quello del premier è soltanto un tentativo mediatico di coprire lo scandalo che ha toccato il governo».
Andrete in Basilicata in massa a protestare, un po’ come facevate agli inizi. Non vi danneggia tornare alla fase più «movimentista»?
«Dopo tre anni in Parlamento il Movimento è molto cresciuto. Noi andiamo a mostrare quelli che sono i siti di interesse strategico per il governo, per noi sono altri, come Pompei. Con Renzi c’è la supremazia della finanza, dei petrolieri, delle banche. È sottomesso ai poteri forti e oggi si vede che è in estrema difficoltà».
Il premier però ha difeso a spada tratta l’emendamento contestato a «In 1/2 ora», se ne è assunto la paternità: le sembra davvero in difficoltà?
«A me sembra solo evidente che Renzi debba difendere petrolieri e banche».
Presenterete una mozione di sfiducia, però anche stavolta non riuscite a fare fronte comune con le altre opposizioni…
«Noi siamo la seconda forza del Paese ed è giusto che ci facciamo promotori degli atti che interessano ai cittadini. Per quello che riguarda le altre forze: leggeremo la loro mozione, la valuteremo e se ci soddisferà la voteremo».
Ma perché presentare una mozione con il rischio che sia inutile?
«Le cose giuste si fanno a prescindere dal risultato. Poi questa vicenda avrà due risvolti: Renzi sarà costretto a rispondere in Aula a domande che altrimenti non avrebbero avuto risposta e al Senato si avrà l’ennesima dimostrazione che il governo del rinnovamento, come lo descrivono loro, si regge sui voti di Denis Verdini».
Non c’è il rischio per il Movimento di apparire oltranzista rispetto al petrolio e alle fonti di energia classiche?
«Forse sarebbe il caso di sottolineare quanta ricchezza ha portato ai territori coinvolti: non molta direi. Se fossimo in Siberia forse potremmo fare un certo tipo di ragionamento, ma siamo in Italia. Non siamo cretini, sappiamo qual è la situazione attuale, ma un governo serio fa un piano di riconversione energetica».
Ma il premier alludendo alla questione trivelle dice che gli impianti danno lavoro a 11 mila persone: non teme che, anche grazie al referendum che voi sostenete, queste persone possano perdere il proprio posto di lavoro?
«Si fanno ricatti occupazionali ora, dobbiamo toglierci dalla testa che investire in trivellazioni ed energia fossile possa produrre posti di lavoro: è la nostra visione politica ed è chiara. Oltretutto per il nostro Paese bisogna valorizzare di più altre risorse».
Quali?
«L’Italia negli anni Sessanta ai tempi della Dolce Vita era il Paese più visitato al mondo, ora con tutti i nostri siti patrimonio dell’Unesco, con la nostra ricchezza enogastronomica, siamo il quinto Paese in Europa: è il segno che le politiche per il turismo hanno fallito».