lunedì 4 aprile 2016

Corriere 4.4.16
Sviluppo economico
Serve un ministero che distribuisce soltanto sussidi inutili?
di Francesco Giavazzi

Davvero serve un ministro per lo sviluppo economico? Una volta si chiamava ministro dell’industria. Il ruolo fu occupato da personaggi di grande autorevolezza, da Romano Prodi a Giuseppe Guarino. Era il fulcro della «politica industriale» del governo, il luogo dove si dirigeva, meglio ci si illudeva di dirigere, la strategia industriale del Paese. Una «idea insana» come l’ha ben definita Franco Debenedetti nel suo libro recente ( Scegliere i vincitori, salvare i perdenti , Marsilio). Poi cambiò nome, ma le illusioni non vennero meno. «Diciamo chiaro e tondo che chi rifiuta il termine politica industriale è un disfattista», disse il primo ministro per lo sviluppo economico, Pier Luigi Bersani. Ma nonostante i miraggi dei successivi ministri — il più ambizioso fu Corrado Passera — quel ministero è stato via via svuotato. Col passar del tempo si è cominciato a capire che anziché rischiare un ministro che si inventi una nuova politica industriale è meglio tradurre in leggi e regolamenti le segnalazioni che l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato trasmette ogni anno al governo.
Oggi il ministro per lo sviluppo economico si occupa essenzialmente di gestire le crisi aziendali, un compito importante, ma che può essere assegnato ad un sottosegretario ad hoc nella struttura di Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio dovrebbe cogliere l’occasione e cancellare quel ministero. Ciò avrebbe un altro beneficio importante. Consentirebbe finalmente di tagliare la voce più inutile della spesa pubblica: i sussidi pubblici alle imprese private, gestiti da quel ministero e tanto inutili che neppure Confindustria li vuole. Sa, presidente, perché è tanto difficile tagliarli? Perché il potere dei burocrati di quel ministero dipende dalla loro discrezionalità nell’allocazione dei sussidi. Ogni tentativo di ridurli si è infranto contro il muro eretto da questi signori. Il premio per il coraggio di chiudere quel ministero vale una decina di miliardi di euro.