Corriere 30.4.16
Apre il coraggio di Lea Garofalo
Omaggio speciale alla Tunisia
La forza dei film e dei «docu»: «Ideali per poi riflettere»
di Peppe Aquaro
Al
cinema, di solito, dopo i titoli di coda: tutti in piedi e via.
Parlando dei film del primo Festival dei diritti umani — dal 3 all’8
maggio alla Triennale — forse sì, più di qualcuno si alzerà, ma per
chiedere la parola. «Dopo la proiezione di un film di qualità, il
pubblico si trova in una situazione di pathos: l’ideale per innestare
testimonianze di persone che hanno vissuto situazioni di violazione di
diritti umani, sia come vittime, sia come soccorritori», osserva Paolo
Bernasconi, avvocato del Foro di Lugano e presidente di Reset-Diritti
Umani, l’associazione (creata lo scorso anno insieme a Giancarlo
Bosetti, Piergaetano Marchetti, Francesco Micheli e Danilo De Biasio)
che ha realizzato il festival delle «due dediche»: alle donne
(sottotitolo della rassegna è: «Diritti sulla terra per la metà del
cielo») e alla Tunisia. Per la prima, raccontando, per esempio, del
coraggio delle donne che si ribellano alla mafia. Come nel film, Lea ,
nome di battesimo della Garofalo, uccisa dalla ‘Ndrangheta, e che
inaugura, dalle 9.30 del 3 maggio, sia il festival, sia la sezione
«Edu», pensata per gli studenti delle scuole superiori, coinvolti in
1.500.
La Tunisia, invece, sarà protagonista nel pomeriggio di
mercoledì 4, nella sezione «Talk», in occasione di «Pane e gelsomini:
donne e società civile in Tunisia»: tra gli ospiti, l’ex ministro degli
Esteri Emma Bonino e l’attivista tunisina Amira Yahayaoui. «Le donne
sono le vittime preferite, insieme ai loro bambini, per la violazione di
diritti umani», ricorda Bernasconi, il quale sa bene che, per
scoprirlo, non occorre andare in guerra per scoprirlo: bastano le mura
domestiche.
E di questo si parlerà, giovedì 5, nel Salone d’onore
della Triennale, durante «Uomini che odiano le donne: il femminicidio
dentro e fuori casa». Tutte le sere, dalle 21, ci sarà un film. Alla
programmazione ci ha pensato Vanessa Tonnini: tra le sue scelte, Qu’
Allah benisse la France! , in prima nazionale il 4. È la storia di un
immigrato congolese che vive nella periferia di Strasburgo. Il
protagonista, Abd Al Malik, afferma qualcosa di forte e semplice allo
stesso tempo: «Siamo definiti dallo sguardo che ci rivolge la gente».
Oltre
ai film, i documentari, selezionati dall’associazione «Sole Luna», e in
concorso. Tra i ventidue in gara, giovedì 5, dalle 17.45, ecco Nemico
dell’Islam? Un incontro con Nouri Bouzid : road movie su e giù per il
paese dei datteri, della Primavera araba e dei volontari alla guerra
dell’Isis. Il Buco nero dei diritti nel Medio Oriente è l’oggetto
d’indagine di un dibattito a più voci, sabato 7, nel quale interverrà
Carla Del Ponte, membro della Commissione d’inchiesta Onu sulla Siria.
«Basta
alzare lo sguardo — dal motto della prima edizione del festival — per
rendersi conto che la violazione dei diritti umani non avviene soltanto
in altri continenti, ma alle porte di casa nostra», osserva Bernasconi,
per trent’anni membro del Cda del comitato internazionale della Croce
Rossa. E alle porte di casa si riferisce il racconto di Magdalena
Jarczak, da vittima del caporalato a segretaria provinciale Flai Cgil di
Foggia, presente l’ultimo giorno del Festival insieme a Pierfrancesco
Majorino, assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano.
Zoom
infine sul Burkina Faso, con «Sheroes», mostra fotografica di Amnesty
International, dedicata a quattordici donne, tra sofferenza e speranza.