Corriere 30.4.16
M5S tallona il Pd nel voto nazionale FI e alleati al 29% Incerti da record
di Nando Pagnoncelli
Cinque
Stelle in avvicinamento al Pd, ancora avanti nelle intenzioni di voto
ma in lieve flessione rispetto al sondaggio della metà di marzo: 31,1%,
in calo dell’1,1% rispetto a marzo, seguito dal M5S con il 28,9%. A
seguire Forza Italia e Lega appaiate al 13,1%, mentre Area popolare
(4,2%) scavalca di poco Fratelli d’Italia (3,9%). Infine, Sel-Sinistra
italiana (3,2%) si colloca di poco al di sopra della soglia di
sbarramento prevista dall’Italicum. Il ballottaggio tra Pd e M5S si
risolverebbe con una vittoria di misura del partito di Renzi (50,9% a
49,1%).
Lo scenario politico di questa settimana fa segnare un
avvicinamento del M5S al Pd, che continua a prevalere nella graduatoria
delle intenzioni di voto ma risulta in lieve flessione rispetto alla
precedente rilevazione della metà di marzo. I due partiti risultano ora
separati solamente da 2,2% mentre allora la distanza era di 5,3%.
Le
sei settimane che separano i due sondaggi sono state caratterizzate da
avvenimenti di grande rilievo, sul fronte interno e su quello
internazionale. Si tratta di avvenimenti che sembrano aver determinato
qualche segnale di cambiamento nelle scelte degli elettori. Vediamo i
risultati in dettaglio, iniziando dalla «zona grigia» rappresentata da
astensionisti ed indecisi che raggiungono il livello più elevato
nell’ultimo anno, attestandosi a 36,9%.
Come si diceva, il Pd
mantiene il primato nella graduatoria di voto con il 31,1% delle
preferenze, in flessione di 1,1% rispetto a marzo, seguito dal M5S con
il 28,9%. Il primo risulta indebolito dalle permanenti tensioni interne,
che si sono manifestate anche in occasione del referendum sulle
trivelle, e dalla vicenda giudiziaria campana (è indagato il presidente
dimissionario del Pd campano Stefano Graziano) che hanno evidenziato,
una volta di più, lo scollamento del partito tra centro e periferia, non
tanto o non solo per le tumultuose vicende che hanno accompagnato le
elezioni primarie in diverse città, quanto piuttosto per l’immagine di
un partito che in svariati contesti locali sembra fuori controllo.
Il
M5S sembra aver superato la difficile fase causata dalla vicenda di
Quarto, recuperando il calo di consensi subito. Dopo la scomparsa di
Casaleggio i giovani dirigenti del movimento sono chiamati a consolidare
il proprio ruolo mostrando la capacità di rappresentare un’alternativa
di governo.
A seguire Forza Italia e Lega risultano appaiate,
mentre Area popolare (4,2%) scavalca, sia pure di poco, Fratelli
d’Italia (3,9%). Infine, Sel-Sinistra italiana (3,2%) si colloca di poco
al di sopra della soglia di sbarramento prevista dall’Italicum.
Nonostante
la riduzione delle distanze tra i primi due contendenti, il
ballottaggio tra Pd e M5S si risolverebbe con una vittoria di misura del
partito di Renzi (50,9% a 49,1%). Come nelle precedenti rilevazioni si
osserva che il M5S risulta nettamente preferito al Pd dagli elettori
della Lega e di Fratelli d’Italia e in misura più contenuta da quelli di
Forza Italia. Tra gli elettori di Area popolare prevarrebbe di poco il
Pd mentre tra quelli di Sel e SI il risultato sarebbe alla pari.
È
difficile immaginare se, alla luce dei recenti avvenimenti romani,
potrebbe nascere una lista unica di centrodestra che raggruppi Forza
Italia, Lega e Fratelli d’Italia, oppure se la decisione di Berlusconi
di sostenere Marchini preluda ad un compattamento delle diverse
componenti moderate del centro e del centro destra e a uno spostamento
degli equilibri.
Pur con questa incognita, le intenzioni di voto
per una lista unica di centro destra sono oggi pari al 28,9%,
sostanzialmente in linea con il risultato del M5S (29,1%), ed in lieve
flessione rispetto alla somma algebrica dei tre partiti misurati
singolarmente dato che, come spesso accade, l’unione di forze politiche
produce qualche contrarietà e disaffezione nell’elettorato di partenza.
Immaginando
un ballottaggio tra Pd e la lista unica di centrodestra, ad oggi il
primo prevarrebbe sulla seconda 52,3% a 47,7%, con gli elettori del M5S
più a favore del Pd (35% a 25%) e i centristi di Area popolare a favore
della lista unica di centrodestra (55% a 35%). Sorprendentemente, tenuto
conto che sono alleati del Pd nella coalizione di governo.
Infine
abbiamo testato un ipotetico ballottaggio tra M5S e lista di
centrodestra, scenario al momento difficile a realizzarsi. In questo
caso il Movimento 5 Stelle prevarrebbe nettamente, con più di nove punti
di distacco, grazie al convergere su di esso della larga maggioranza
della sinistra e di una quota rilevante degli elettori Pd.
Come
detto, gli ultimi mesi sono stati densi di avvenimenti. Tuttavia per il
Pd i successi ascritti, come l’approvazione della riforma costituzionale
e la scarsa partecipazione al recente referendum, sono stati oscurati
dalle vicende giudiziarie e dalle dinamiche critiche interne al partito.
Per il centrodestra la divisione si è conclamata (quando il nostro
sondaggio era in fase di conclusione) con la scelta di Marchini a Roma.
Oltre alla necessità di Berlusconi di mantenere un ruolo centrale,
sembra esserci anche una visione strategica distante tra chi cerca di
collocarsi nel solco del popolarismo europeo e chi invece fa una scelta
xenofoba e populista sull’onda delle destre vincenti in Europa. In tutto
ciò il Movimento 5 Stelle guadagna consensi. La situazione rimane
disordinata. A questo punto forse sarà solo la prossima tornata
amministrativa a chiarire il panorama.