giovedì 28 aprile 2016

Corriere 28.4.16
«Poche risorse per terapie e prevenzione»
di Margherita De Bac

Due mesi in meno per gli uomini e tre mesi per le donne. Sembra poco significativo il calo dell’aspettativa di vita degli italiani tra 2013 e 2014 fotografato dall’Istat e rilanciato da «Osservatorio Salute» (policlinico Gemelli). Eppure dal punto di vista statistico deve risuonare come un campanello d’allarme. Tanto più che i dati preliminari del 2015, da diffondere a fine anno una volta completi, confermano la tendenza e quindi inducono a pensare non si tratti di una flessione passeggera. I tecnici hanno attribuito la perdita di longevità a una serie di fattori clinici. Mancanza di prevenzione oncologica, fuga dalle vaccinazioni contro le malattie infettive a cominciare dall’antinfluenzale, aumento dell’obesità. Disattenzioni costate in un anno 54 mila morti non attesi in più. Tante negatività con un’origine comune: il disagio socio economico. Ketty Vaccaro, responsabile Welfare del Censis, non minimizza: «Gli italiani per accedere ai servizi sanitari devono mettere mano al portafoglio. Non ci sono soldi, rinunciano alle cure essenziali. I più fragili sono penalizzati». Curarsi e prevenire è diventato un lusso, specie nei contesti vulnerabili, resi ancora più scricchiolanti dai tagli, particolarmente dolorosi nelle Regioni in deficit di bilancio. Gli uomini del Trentino Alto Adige vivono tre anni in più rispetto a quelli della Campania. Le anticipazioni Istat per il 2015 non annunciano nulla di buono. L’aspettativa di vita è scesa ovunque da 2 a 4 mesi.