Corriere 28.4.16
Le incognite di altri scandali in vista del referendum
di Massimo Franco
Gli
attacchi del M5S sono scontati, nella loro virulenza. Per questo,
Palazzo Chigi sembra preoccupato più per gli effetti che l’inchiesta in
Campania su Stefano Graziano può avere sulle Amministrative di giugno; e
ancora di più sul referendum istituzionale di ottobre, nel quale si
voterà anche su un Senato composto da consiglieri regionali. Le indagini
sul presidente del Pd campano diffondono un imbarazzo palpabile e
comprensibile. Matteo Orfini spiega che «quando governi sei più a
rischio» perché il crimine cerca di infiltrarsi.
Ma più che come
una difesa, suona come un’ammissione di impotenza. L’impressione è che
il partito del premier si senta accerchiato dalle inchieste giudiziarie;
e reagisca con un silenzio pesante e quasi stupito, dopo le polemiche
roventi dei giorni scorsi tra il presidente dell’Anm, Piercamillo
Davigo, e Matteo Renzi. Anche perché a criticare la politica negli enti
locali sono le opposizioni, e gli anti-renziani del Pd. L’indagine sui
possibili legami tra Graziano e la camorra proietta ombre lunghe.
Lentamente, finisce per riaffiorare la realtà di una nomenklatura locale
che in più di un caso si muove in una zona grigia tra legalità e
illegalità.
Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione,
Raffaele Cantone, ieri ha spiegato che «la permeabilità è la parte più
preoccupante del sistema.... Gli amministratori sono molto semplici da
corrompere». Se questa è l’analisi, le conseguenze politiche possono
rivelarsi molto insidiose, per il governo. Preoccupa non solo il
riflesso sul voto di giugno: le incognite maggiori riguardano la
campagna per il referendum confermativo previsto a ottobre sulle riforme
istituzionali.
Le inchieste della magistratura su consiglieri
regionali e comunali possono seminare dubbi crescenti su un nuovo Senato
che dovrebbe essere composto proprio da politici eletti negli enti
locali. «La cronaca giudiziaria», ha avvertito Rosy Bindi, presidente
della Commissione Antimafia, «rilancia troppo spesso il tema della
fragilità delle istituzioni locali, che vanno protette ancor di più alla
luce del loro crescente peso negli assetti costituzionali, presenti e
soprattutto futuri». «Soprattutto futuri»: l’allusione è alla probabile
vittoria del «sì» nel referendum d’autunno.
Il ministro per le
Riforme, Maria Elena Boschi, ieri ha difeso quanto il governo sta
facendo, dalla corruzione alla prescrizione. E ha ricordato che «nel
nuovo Senato» ci saranno i consiglieri regionali. Ma con quanto accade,
la composizione di Palazzo Madama potrebbe diventare un’arma nelle mani
degli avversari delle riforme. Ogni scandalo offrirà ai fautori del «no»
una giustificazione o un pretesto in più per sostenere la bocciatura.
L’ipotesi è assai remota, a oggi. Ma di qui a cinque-sei mesi, bisognerà
verificarla sullo sfondo dell’esito delle Amministrative e delle
inchieste.