Corriere 27.4.16
Voti e camorra, bufera sul Pd
Indagato il presidente democratico in Campania
Guerini chiede chiarezza
di Fiorenza Sarzanini
L’indagine
su voti e camorra scatena la tempesta sul Pd. Pedinato in campagna
elettorale mentre incontra l’uomo al clan e intercettato mentre
ringrazia dopo le elezioni: perciò Stefano Graziano, presidente pd
campano, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Palazzo Chigi: non è nostro consulente. Il vicesegretario del Pd,
Guerini, chiede chiarezza.
È stato pedinato in campagna elettorale
mentre incontra l’affiliato al clan che chiede favori e intercettato
mentre lo ringrazia dopo le elezioni. Per questo Stefano Graziano,
presidente del Pd in Campania, è indagato per concorso esterno in
associazione mafiosa. Accusato di aver favorito appalti in cambio dei
voti garantiti dai Casalesi. Sono le registrazioni degli incontri e
delle telefonate, ma soprattutto le verifiche svolte dai carabinieri e
dalla Guardia di Finanza a delineare il «sistema». Del resto Alessandro
Zagaria, l’uomo che teneva i rapporti con Graziano e si sarebbe speso
proprio per favorirlo alle Regionali, lo dice in maniera esplicita in
una conversazione captata attraverso una cimice: «Io tengo per il Pd».
Fotografie e video degli incontri
Gli
atti processuali e soprattutto il decreto di perquisizione firmato nei
confronti di Graziano dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dal
pool di pubblici ministeri — D’Alessio, Giordano, Landolfi e Sanseverino
— ricostruiscono l’indagine svolta sull’attività del politico, gli
incontri, lo scambio di favori. E soprattutto svelano che in cambio dei
voti il leader del Pd in Campania si è attivato per far sbloccare i
fondi «per la ristrutturazione di Palazzo Teti Maffuccini, così
scongiurando la perdita del finanziamento in favore del comune di Santa
Maria Capua Vetere».
Ma lasciano anche intendere che nel fascicolo
ci sono numerosi documenti ancora coperti dal segreto, in particolare
registrazioni di colloqui diretti tra Graziano e Zagaria che potrebbero
delineare altri scenari investigativi. E infatti nel provvedimento i pm
sottolineano: «Graziano ha chiesto e ottenuto appoggi elettorali con
l’impegno di porsi come stabile punto di riferimento politico e
amministrativo del clan dei Casalesi». Allegati al fascicolo ci sono i
video e le fotografie scattate dagli inquirenti per documentare gli
incontri.
I consensi per la Regione
È il 15 novembre 2014,
Zagaria parla in auto con l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere
Biagio Di Muro, anche lui finito in carcere nell’ambito della stessa
inchiesta. «I due — evidenzia il giudice — parlano di «imprenditori
favoriti da piazzare. Poi Zagaria mostra di attivarsi direttamente per
sostenere la campagna elettorale di un candidato alle competizioni
elettorali di quel periodo (tale Graziano, candidato per il consiglio
regionale) e di questo fatto rimprovera Di Muro che, a suo dire, non si
sta attivamente impegnando».
Zagaria : devo mettere a lavorare a questo! Ho perso già una... fatica e adesso già stanno lavorando!
Di Muro : Io dovevo fare la riunione e poi andare via
Zagaria
: ma tu non ci stare troppo... rimaniamo sempre quelli che siamo.
Quello Pasquale... ha detto: io ho fatto il passaggio! Pasquale sei
capace di metterti addosso...addosso!
Annota il giudice: «Nel corso della conversazione Zagaria asserisce che il citato Pasquale gli ha proposto di passare con lui».
Zagaria : Hai capito...ti vuoi togliere...mi serve uno come te...ma che c... stai dicendo, io tengo per il Pd.
Aggiunge il giudice: «Nella circostanza riferisce a Di Muro anche la risposta negativa che ha fornito sempre a Pasquale».
Zagaria
: Io ti voglio bene a te...tu sei sempre l’amico mio, cosa hai capito?
No io ti ringrazio di questa cosa.. No non mi devi ringraziare mai! E
già non sta bene...perché noi dobbiamo portare a Graziano e tu non ti
fai vedere. Ti dovrei allontanare io a te! O no?
«Domani va a Roma»
Lo
stesso giorno c’è un’altra conversazione nella quale «si fa esplicito
riferimento all’appalto relativo alla ristrutturazione del palazzo Teti
Maffuccini e all’aiuto che Graziano dovrebbe fornire affinché il
finanziamento possa essere trasferito da un capitolato di spesa a un
altro consentendo margini di tempo meno ristretti rispetto al precedente
e scongiurare la perdita del finanziamento.
Di Muro : io tengo un santo in paradiso che mi protegge.
Zagaria : come a me! Quando va bene...hai capito? ...in grazia di Dio! Quello domani va a Roma e giovedì siamo qua.
Di Muro : giovedì dobbiamo andare da...
Scrivono
i pubblici ministeri nell’ordine di perquisizione: «Da alcune
conversazioni emerge chiaramente il rapporto sinallagmatico tra il ruolo
di Graziano e l’appoggio elettorale che Zagaria si impegna a prestare,
contando sulla disponibilità di Graziano quale importante pedina
politico-amministrativa necessaria per l’esistenza e l’operatività del
clan camorristico di cui Zagaria è certa espressione».
La «riconoscenza» di Graziano
Scrivono
i pm: «La polizia giudiziaria ha documentato plurimi incontri tra
Graziano e Zagaria in un periodo preelettorale e che, ad elezione
avvenuta, Graziano ha avuto contatti telefonici con Zagaria dai quali
emergeva la riconoscenza dell’esponente politico nei confronti di
Zagaria». I testi delle telefonate non sono allegati all’ordinanza di
custodia cautelare eseguita ieri, né al decreto di perquisizione ma
fanno parte del fascicolo così come il resto del materiale che documenta
gli appuntamenti.
Il giudice parla di un «sistema attraverso cui
selezionare gli imprenditori aggiudicatari degli appalti solo perché in
grado di pagare la tangente. Un sistema divenuto ormai così totalizzante
da rispondere non alle necessità pubbliche e a quelle della
collettività, ma teso solo a favorire le persone legate al comitato
d’affari attraverso la pressante ingerenza di un imprenditore intraneo
al clan come Alessandro Zagaria e del sindaco Biagio Maria Di Muro che
si sono appropriati di una rilevante fetta nella gestione degli appalti
pubblici per concludere i loro affari. Il tutto in una trama di rapporti
intessuti tra persone provenienti da ambiti di criminalità organizzata e
pubblici ufficiali, in palese violazioni di legge e con il precipuo
scopo di ricavare tutti un vantaggio economico in dispregio della
funzione pubblica rivestita e soprattut to a vantaggio dei clan» .