Corriere 27.4.16
Incitare al razzismo rimane un reato ma solo in pubblico
Dal Senato modifiche alla legge Mancino
Anche negare l’Olocausto sarà sanzionato
Da tempo la Lega e il partito di estrema destra Forza nuova chiedono l’abolizione dell’intera legge Mancino
di Dino Martirano
ROMA
Quando si mette mano al reato di negazionismo della Shoah e dei crimini
contro l’umanità — negazione di genocidio e dei crimini di guerra, così
come definiti dalla Corte penale internazionale — è inevitabile che,
con effetto cortocircuito, entri in gioco la libertà di pensiero sancita
dall’articolo 21 della Costituzione.
È successo al Senato, il
giorno seguente alle celebrazioni per la Festa della Liberazione del 25
aprile, quando la commissione Giustizia di Palazzo Madama ha approvato
all’unanimità un emendamento di Giacomo Caliendo di Forza Italia
(assorbito poi da un testo analogo della relatrice Rosaria Capacchione
del Pd) al disegno di legge che introduce nel codice penale l’aggravante
di negazionismo. Tuttavia, per «effetto collaterale», l’emendamento
Caliendo-Capacchione modifica in senso restrittivo l’applicazione la
legge Mancino del ‘93 che sanziona «gesti, azioni e slogan legati
all’ideologia nazifascista con lo scopo dell’incitazione alla violenza e
alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi».
Il
cortocircuito è stato innescato da un aggettivo e da due parole —
«pubblica istigazione» e «pubblico incitamento» — che a questo punto
restringerebbero il campo dell’applicazione dell’intera legge Mancino e
della nuova aggravante di negazionismo, che prevede l’aumento di un
terzo delle pene già previste dalla norma del ‘93. Verrebbero escluse
dal perimetro della punibilità, dunque, tutte le opinioni espresse non
«pubblicamente».
Il Senato aveva già provato a inserire la
modifica. La Camera, poi, l’aveva cassata una prima volta e ora che i
senatori ci riprovano la presidente della commissione Giustizia di
Montecitorio, Donatella Ferranti (Pd), usa parole durissime: «Cadranno
molti processi in corso, è davvero gravissimo». E anche la scheda
predisposta dagli uffici della Camera era netta: risulterebbero
«depenalizzate le condotte oggi sanzionate di istigazione non pubblica
con fini discriminatori e di violenza». Forza Italia difende
l’emendamento: «Accuse sconcertanti che non tengono conto delle logiche
più elementari del codice penale», attacca il capogruppo Paolo Romani.
Il Pd resta defilato ma il capogruppo Luigi Zanda lascia intendere che
domani l’emendamento verrà votato dall’aula perché «dopo molti tentativi
di risolvere una questione delicata è stata trovata la formula per
separare da tutto il resto il giudizio e le argomentazioni degli
storici».