Corriere 27.4.16
Hofer: «Il blocco sul Brennero? Bisogna fermare l’onda dei migranti»
di Elena Tebano
Austria, il vincitore di destra spalleggiato dal leader Strache: Roma non agisce, tocca a noi
VIENNA
«Non sono certo felice del blocco sul Brennero: ma finché le frontiere
esterne della zona Schengen non funzionano, dobbiamo mettere in
sicurezza i nostri confini nazionali. Spero che sia solo una misura
temporanea e di poter arrivare in fretta ad una situazione in cui l’area
di Schengen sia sicura». Nella prima uscita pubblica dopo il voto che
domenica con oltre il 35% delle preferenze gli ha assicurato il
vantaggio nella corsa per le presidenziali austriache, il candidato del
Partito della libertà (Fpö) Norbert Hofer, 45 anni, ripete come un
mantra la parola chiave della sua politica estera: sicurezza. L’uomo che
con il ballottaggio del 22 maggio potrebbe diventare il nuovo
presidente dell’Austria (lo sfidante, il verde Alexander Van der Bellen,
è solo al 21%) usa i toni calmi e pacati che lo contraddistinguono. Ci
pensa il leader del suo partito, Heinz-Christian Strache, 46enne dagli
occhi chiarissimi seduto accanto a lui nella sede della Fpö di Vienna,
ad alzarli per un solo momento: «Dipende da Roma e dai politici italiani
rispettare i propri doveri legali e mettere in sicurezza i propri
confini esterni — dice —. Sta a loro non commettere l’errore della
Grecia che non rispetta le proprie leggi. È responsabilità di Roma: se
non se la assume, noi siamo costretti ad agire», aggiunge. Hofer
annuisce, poi risponde alle domande del Corriere .
Herr Hofer, lei
dice che l’Italia deve rendere impermeabili i propri confini: ma si
affaccia sul Mediterraneo e ci saranno sempre migranti che proveranno a
entrare illegalmente.
«Sono consapevole che non sia facile: quando
ero un giovane soldato sono stato di guardia al confine esterno di
Schengen — e per noi era anche più facile, perché non avevamo coste. Se
l’Italia non ce la fa da sola, dobbiamo rafforzare Frontex, le devono
essere dati gli uomini necessari. Ma senza questa messa in sicurezza
diventa impossibile aprire i confini interni all’Europa. La promessa
dell’intesa europea d’altronde era: facciamo funzionare le frontiere
esterne, così non abbiamo più bisogno di quelle interne».
Vale anche per l’accordo di Dublino?
«Sì,
deve essere applicato così com’è: i rifugiati devono rimanere nel primo
territorio sicuro in cui arrivano. Quello in cui sono davvero arrivati,
però».
Significa che i Paesi al confine dell’Ue devono farsi carico di più profughi?
«L’accordo
di Dublino lo abbiamo firmato tutti. E tutti sapevano cosa c’era
scritto: gli italiani avrebbero potuto rifiutarsi. Ma se si sottoscrive,
va mantenuto. Spero che in pochi anni arriveremo a una situazione in
cui non ci saranno più così tante persone che premono per arrivare qui.
Ma adesso è così».
Cosa pensa del sistema delle quote per dividere i rifugiati tra i vari Stati membri?
«Penso
che non funzionerà, perché i profughi cercheranno sempre di andare dove
c’è più assistenza sociale. Finché ci sono queste enormi differenze,
nella Ue, con Paesi come Germania, Austria, Svezia, non sarà possibile
fermare la corrente. E non si può compensare un errore con un altro
errore. La questione è sempre: possiamo chiudere i confini? Possiamo
davvero decidere al confine chi è un profugo e chi no?»
Dopo
l’annuncio della barriera sul Brennero i rapporti tra Austria e Italia
sono diventati più difficili: questo non la preoccupa?
«È un
peccato, perché l’Austria ha sempre avuto un ottimo rapporto con
l’Italia e gli austriaci sono sempre venuti in vacanza in Italia:
conoscono gli italiani, e viceversa. Io mi impegnerò per far sì che
rimanga buono, ma l’Austria non ha alternative: bisogna fermare la
corrente. Altrimenti saranno gli altri Paesi che rimprovereranno a noi
di farla passare».
La libertà di movimento è uno dei principi della Ue: se chiudete le frontiere, non c’è il rischio di distruggerla?
«Non le chiudiamo, le controlliamo. Questa è la differenza. Dobbiamo controllare se chi è entra lo fa illegalmente».
Quindi l’Unione non è in pericolo?
«Non
se collaboriamo amichevolmente e siamo consapevoli del fatto che
dobbiamo lavorare ancora insieme a un’Europa comune e a un’Europa
sussidiaria. Questo è il mio obiettivo: un’Europa sussidiaria che non
sia uno stato centrale. Ma se pensiamo di costruire uno stato centrale
in cui i Paesi membri hanno poco da dire allora è difficile».
I
partito di governo hanno subito una pesante sconfitta. Se diventerà
presidente, quando il cancelliere Feyman verrà a offrirle le dimissioni,
le accetterà?
«Se vedo che le cose in Austria continuano a
peggiorare e che non sono prese le misure necessarie per il Paese, sarò
pronto a fare un passo».