mercoledì 27 aprile 2016

il manifesto 27.4.16
L’Italia si schiera con al-Serraj, Renzi: «Pronti 250 soldati»
Libia. Gran Bretagna attendista, Hollande si schiera con al-Sisi
di Giuseppe Acconcia

Dopo la richiesta del premier in pectore, Fayez al-Serraj, un intervento internazionale contro la Libia sembra quanto mai vicino. Eppure è necessario che prima si esprima con una risoluzione il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite. Lo ha confermato il vicesegretario Onu, Jan Eliasson. «Prima di tutto dobbiamo stabilire una presenza civile, un rappresentante dell’Onu e dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, devono essere lì», ha precisato. In altre parole, il Governo di accordo nazionale (Gna) non è abbastanza forte perché la sua richiesta alla comunità internazionale per una missione di peace-enforcement venga ascoltata. La prima risposta positiva per l’invio di uomini è arrivata dall’Italia. Il premier Matteo Renzi si era detto «sensibile» alle richieste di al-Serraj durante la riunione del G5 ad Hannover della scorsa domenica.
La Farnesina aveva già assicurato il suo interesse a guidare una missione in Libia sebbene l’incoraggiamento, arrivato dall’ambasciatore Usa a Roma, John Phillip, avesse raffreddato gli animi. In una nota congiunta Palazzo Chigi e il ministero della Difesa hanno però smentito l’intenzione di inviare soldati in Libia confermando invece la possibilità di procedere con l’addestramento delle forze di sicurezza libiche per mettere in sicurezza i terminal petroliferi. Il ferimento del leader della milizia Petroleum Protection Guard, Ibrahim Jadran, aveva motivato la richiesta di al-Serraj di accelerare i tempi dell’invio di truppe Onu in Libia. Proprio per discutere dei dettagli di una possibile missione che inizialmente prevederebbe l’invio non di 900, come si diceva in un primo momento, ma di 250 uomini, è sbarcato a Tripoli l’inviato della Farnesina. Giorgio Starace è arrivato in Libia insieme al capo della delegazione dell’Unione europea, Nataliya Apostolova, e all’ambasciatore tedesco, Christian Much.
Nei giorni scorsi si è discusso di una possibile riapertura delle rappresentanze diplomatiche inglese, francese, spagnola, tedesca e italiana, chiuse in seguito all’avanzata dello Stato islamico (Isis) nel 2014. Starace ha ricordato l’incontro di Roma dello scorso dicembre che ha aperto la strada alla formazione del governo unitario, annunciata a Skhirat in Marocco. A questo punto si profila un asse tra la componente islamista moderata di Tripoli che ha accordato il suo sostegno ad al-Serraj, volando a Misurata nonostante le resistenze del premier uscente, Khalifa Gweil, colpito dalle sanzioni ad personam di Washington, e i governi italiano e tedesco insieme a Washington. Mentre la Gran Bretagna appare attendista, la Francia di François Hollande sembra continuare ad assicurare il suo sostegno a Khalifa Haftar, il generale che fin qui ha spaccato in due il parlamento di Tobruk impedendo di fatto il voto di fiducia per al-Serraj. Nonostante 102 dissidenti, fedeli del premier Abdullah al-Thinni, che si erano detti pronti a votare la fiducia, il portavoce del parlamento di Tobruk, Aqilah Saleh, tra i sostenitori di Haftar, ha assicurato che qualsiasi riunione del parlamento, in assenza del presidente dell’assemblea, sarebbe illegale.
L’asse tra Hollande e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi è fin qui il principale ostacolo al consolidamento del governo di al-Serraj. E che l’accordo tra islamisti e Gna non piaccia ad Haftar è ormai chiaro a tutti. Ieri dalla Cirenaica è partito un carico di barili di petrolio illegale, estratto dai campi di Amessla e Sarir. Non solo, proprio da Tobruk sono partiti i gommoni, pieni di migranti, che hanno causato la morte di centinaia di profughi lo scorso 7 aprile, come confermato dall’Unhcr. Tuttavia, le autorità portuali maltesi hanno proibito l’attracco della nave cisterna Distya Ameyda, con a bordo tra i 350 e i 600 mila barili di greggio libico, trafugati illegalmente. La nave era salpata dal porto di Hariga verso Malta. Per Haftar sono arrivati invece i rinforzi. Nel porto di Tobruk sono stati scaricati più di 1.000 veicoli da combattimento leggeri assieme ad armi e munizioni, provenienti da Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti (Eau). Secondo la stampa locale, sono stati consegnati anche veicoli Panthera T6/T4, Toyota Land Cruiser blindate e veicoli tipo Ares Security di Abu Dhabi. Il Cairo, primo alleato della monarchia del re Salman, non vuole rinunciare alla zona cuscinetto che controlla nel paese e che va dal confine alla città di Ajdabia.
Infine, è stato liberato Miroslav Tomic, cittadino serbo rapito lo scorso sabato in Libia, ne ha dato notizia la compagnia tedesca Ferrostahl. Non era toccata la stessa sorte a due dei quattro impiegati italiani della Bonatti, uccisi nei pressi di Sabrata lo scorso marzo. La città è interessata da un passaggio continuo di miliziani di Isis che hanno trovato rifugio stabile in territorio tunisino, come denunciato dal presidente Essebsi.